martedì 10 dicembre 2013

UN SALUTO NEBBIOSO


Oggi ci siamo svegliati sotto un cielo pseudo-azzurro. A noi “suzhouesi”, pur non essendo un cielo limpido da cartolina, ci sembra aria pura:  non sono stati giorni belli in quanto a qualità dell'aria da queste parti e ieri la scuola ha perfino mandato un messaggio consigliando alle famiglie di tenere a casa i pargoli. E così abbiamo trascorso una giornata intera tappati in casa. Ne ho approfittato per iniziare a preparare le valigie, visto che domani sera partiamo alla volta dell'Italia. Molti italiani hanno anticipato il rientro natalizio, sono letteralmente scappati via dalla nuvola tossica che da circa una settimana ci ossessiona.  Spero davvero che le condizioni atmosferiche cambino nel corso di dicembre e, al nostro rientro il 10 gennaio, ci facciano trovare un clima meno sporco. Pioggia, vento, neve, siete i benvenuti!
Intanto riempio le valigie coi regali e con le consuete scorte di cibo cinese per la Super Nonna!
Non so quanto riuscirò a scrivere, assorbita come sarò dal vortice di cene/incontri/visite/auguri. E forse un mese di vacanza forzata dal web (nella casa italiana non ho il wi-fi) mi farà bene, in vista dei futuri impegni che ho in agenda e che mi vedranno, dal prossimo anno, davvero presa nella rete di internet!
Quindi, buon Natale a tutti e ci risentiamo nel 2014 (che come numero, non so perché, mi piace molto di più di 2013!)

mercoledì 27 novembre 2013

PUZZE E PROFUMI


Una cosa che trovo sempre divertente è come, nella nostra memoria, restino spesso più impressi gli odori, evocativi di sensazioni ed emozioni, che non i ricordi precisi di immagini e avvenimenti.
Chi non ha qualche odore che gli ricorda l'infanzia? Io ad esempio ricordo perfettamente il profumo del ragù dell'asilo!
E ogni posto ha le sue caratteristiche, personalissime fragranze. Credo che questa mia avventura in terra cinese imprimerà nella mia memoria olfattiva aromi che difficilmente dimenticherò: alcuni schiaffeggiano il naso con il loro acre puzzo (potrei menzionare per tutti il tofu puzzone, vera prelibatezza culinaria che si vende lungo le strade e che ricorda un misto tra liquami, decomposizione e fogna; o il durian, frutto dall'aroma talmente forte che in alcuni alberghi è vietato mangiarlo nella stanza! Anche lui sa di fogna).
Ci sono anche profumi che amo moltissimo: quello del tè al gelsomino mi evoca un oriente magico, meditativo e dolce. E non mi stancherei mai neppure della sferzante energia dello zenzero, piccante e aromatico. Un'erba - simile al prezzemolo esteriormente, ma del tutto diversa come aroma - usatissima in Cina è il coriandolo: anche con lui all'inizio il mio naso faceva a pugni (sa di cimice schiacciata, secondo me) ma ora me ne sono abituata e oserei dire che addirittura mi piace.
Pure gli odori che sento per la strada sono ormai indelebilmente associati ad un'atmosfera cinese: quel misto di fritto e fognatura che aleggia nelle strade, alle volte anche nelle viette del nostro compound, oppure il forte odore nei negozi di cibo, o il profumo che esce dalla cucina della scuola la mattina. Decisamente diversi da quelli ai quali ero abituata in Italia. E voi, avete un profumo, un odore che vi evoca più di qualsiasi altra cosa un posto preciso?

martedì 19 novembre 2013

ALTRI PIANETI


La grande nave stellare attraccò alla base Delta. Si sarebbero fermati lì per qualche giorno e poi avrebbero proseguito per il pianeta Abus. Alira prese per mano suo figlio e si lasciò guidare dalla folla verso l'uscita.”
Comincia così il racconto che ho scritto per il concorso indetto da Expatclic.com, dedicato alla memoria di Maria Pia Forte. Come dite? Se il tema era la fantascienza? No, no! L'argomento trattato era l'espatrio. Che c'entrano i pianeti con l'espatrio? Beh... alle volte molto più di quanto possa sembrare. Nel mio racconto la protagonista, da poco espatriata per la prima volta in vita sua, scrive un pezzo per un concorso (vi ricorda qualcuno?); la sua storia è ambientata in un ipotetico futuro nel quale Alira, il personaggio principale, si ritrova a vagare da un pianeta all'altro al seguito del marito, ambasciatore terrestre.
Mi divertiva trasferire ad una viaggiatrice interstellare emozioni, paure e dubbi che noi tutte donne expat proviamo, prima o poi, durante la nostra avventura. Alle volte le diverse abitudini e modi di fare della popolazione che ci ospita ce li fa davvero sembrare alieni. Altre volte ancora, ci sentiamo talmente lontane da casa (indifferentemente quanti chilometri ci separino effettivamente dalla nostra madre patria) da sentirci davvero come sbarcate su un altro pianeta.
Ho avuto l'immenso onore di vedere il mio racconto pubblicato in un e-book che ha raccolto dodici elaborati in lingua italiana (ne è stato pubblicato anche uno con undici racconti in lingua inglese).
Superfluo dire che il mio dito ha subito cliccato su “acquista questo libro”, in pochi secondi era disponibile sul mio kindle (aggeggio che probabilmente mai avrei considerato se non fossi diventata una che ogni sei mesi deve preparare valigie) e l'ho divorato in poche ore, assorbita mente e cuore dalle parole intense e poetiche di altre donne viaggiatrici, espatriate, avventurose. Davanti ai miei occhi ho visto scorrere paesaggi indiani, africani ed europei. Sentimenti di nostalgia, immenso senso di libertà, apertura verso il nuovo. Uno più bello dell'altro!
Il libro servirà a finanziare Expatclic, sito no profit che si occupa di informare, sostenere e mettere in contatto tra loro donne espatriate in tutto il mondo.
Se volete acquistare il libro, questo è il link di Amazon.

mercoledì 13 novembre 2013

TUTTI PAZZI PER TAOBAO


Che qui in Cina fosse consuetudine acquistare online è una cosa che all'inizio mi ha stupefatto. Oh ragazzi, io vengo da una città che in Italia detiene il primato europeo degli abitanti over 65 e ho messo su casa e famiglia in un paesino di 2567 anime: da noi, anche solo per pagare un bollettino tramite internet-banking, ci vuole uno studio di mesi! Figuriamoci farci la spesa! E mi aspettavo che i cinesi fossero altrettanto virtualmente "arretrati".
Loro, invece, comprano sul web eccome: sempre, di tutto e tanto. E gli stranieri più sgamati si sono subito adattati a questa abitudine.
Capita che vai a casa di qualcuno e chiedi “Che bello questo quadro/tappeto/mobiletto, ma dove l'hai comprato?” Invariabilmente la risposta è “Su Taobao!”.
All'inizio, nella mia quasi contadinesca ingenuità, credevo che questo taobao fosse un negozio vero, invece si tratta del più grande portale di acquisti online della Cina, una sorta di E-bay con gli occhi a mandorla.
Ma perché sono tutti pazzi per Taobao? Semplice: perché ci trovi tutto quello che potresti immaginare, anche cose che nei negozi fatichi a scovare, e perché tutto costa molto ma molto meno rispetto ai negozi tradizionali. Una mia amica addirittura comprava su Taobao cose che poteva trovare anche sotto casa, perché le costavano meno!
Per gli stranieri c'è lo scoglio della lingua: ovviamente il sito è scritto tutto in cinese. Ma con un buon browser che fa le traduzioni automatiche gran parte della difficoltà viene meno. Sono addirittura sorti siti in inglese tramite i quali puoi fare la ricerca degli articoli e che ti assistono nell'acquisto, nel pagamento e nel rapporto con il fornitore.
In Cina, il giorno da tutti atteso per gli acquisti online è il 11/11, il cosiddetto “Single day” (a causa di tutti gli uno presenti nella data). Non è una festa realmente esistente, ma è stata creata ad arte per incentivare gli acquisti: difatti il fatidico 11 novembre molti articoli su Taobao vengono scontati del 50% e anche 70%! Inutile dire che in un giorno hanno fatto più di tre miliardi di dollari di vendite!
Ci sono poi i negozi online per fare la spesa: una mia recente scoperta è Yihaodian (letteralmente “il negozio n.1), anche qui ci trovi di tutto e a prezzi ottimi. Io devo ancora farmi prendere da questa febbre degli acquisti virtuali, ammetto che la cosa mi attira ma mi spaventa pure: il rischio di passare le ore davanti al pc a scegliere gli articoli e fare “click” per metterli nel carrello è molto alto!


venerdì 25 ottobre 2013

ZUPPA DI MISO E QUAGLIE ANOMALE



Alle volte trovo davvero elettrizzante l'esperienza di fare la spesa da questa parte del mondo: sono sempre stata attratta dalla cucina asiatica e poter curiosare tra scaffali ripieni di prodotti esotici e sconosciuti mi rende sempre immensamente soddisfatta.
Stavolta mi sono intrippata con la zuppa di miso (assaggiata qualche tempo fa al ristorante giapponese). Il miso è un condimento molto usato nella cucina giapponese, ma anche in quella coreana. Di conseguenza, mi sono fiondata al supermercato coreano che ho sotto casa, armata di traduzione in caratteri coreani della parola miso 된장. Gioia e delizia, ho trattenuto un tremito di fronte a questa scaffalatura:


Tutta felice, con la mia pasta di soia coreana, le mie alghe, il silken tofu e un cespo di funghi enoki, sono corsa a casa a preparare al Papi Viaggiante la zuppetta della foto. Come dite? Non vi ispira per niente? Ma guardate che è un concentrato di antiossidanti!
Non contenta, ho voluto preparare questo bento per la cena dei bimbi (sì, sapete che è la mia nuova mania). Mi servivano le uova di quaglia: no problem, nel mercato sotto casa c'è un intero banco che vende uova di tutti i tipi e dimensioni. Ecco, sarò esagerata o paranoica, ma comprare uova sfuse in Cina mi crea un certo brivido. Così, baldanzosa, ho scelto con decisione le uova confezionate (neanche fossero garanzia di chissà quale igiene).
Decido di lessarle per tempo (ovvero senza aspettare di arrivare a dieci minuti dall'orario della cena, come al solito) e direi per fortuna... apro la scatolina e scarto gli ovetti, curiosamente avvolti uno per uno in una carta oleosa, li lavo lottando contro il disagio che mi creano la consistenza e l'odore di quello che credo essere liquame corporeo delle povere quaglie (chiedendomi come mai li vendano così sporchi!). Poi, l'illuminazione: forse è meglio sgusciarne uno e verificare... e difatti!
Doveva capitare anche a me: ho comprato le uova cucinate nel the! Non so voi, ma io un uovo NERO (e con un vago odore di ammoniaca, per giunta) non lo mangio. E così son finiti tutti in spazzatura. 

 Per fortuna in dispensa avevo anche uova “normali” e la cena-bento è stata salva. Ecco il risultato:

sabato 12 ottobre 2013

DELLA MIA PRIMA VOLTA (COI BENTO) E DI UNA CENA PIUTTOSTO DISASTROSA



Gironzolando tra gli scaffali di un piccolo negozio molto famoso tra gli expat di Suzhou, paradiso per tutti quelli che amano fare torte, decorazioni e bakery, imbucato in un condominio piuttosto bruttino (e che se qualcuno non ti dice dov'è non lo scopriresti mai) ho trovato degli aggeggini molto divertenti per fare i bento. Per chi non sapesse cosa sono i bento, potete trovare descrizioni e foto qui, qui e qui. Siccome sono anni che sta cosa dei bento mi ronza nella testa (ma in Italia, almeno dalle mie parti, trovare tools per i bento è praticamente impossibile) stavolta non ho resistito e li ho messi nella borsa della spesa.
Stasera, rincasati dal parchetto (a un'ora parecchio tarda, invero), dopo il consueto e necessario bagno, ho piazzato i pupi davanti alla TV e ho tirato fuori trepidante i miei accessori da bento.
L'orsetto (che potete vedere anche nella foto) serve per fare le uova sode a forma di orsetto, appunto. Ma siccome le istruzioni sono solo in giapponese, in prima istanza ho sbagliato cuocendo l'uovo dentro. In realtà ci va messo un uovo appena lessato che, riposando qualche minuto lì dentro, prende la forma divertente. Il problema è che qua in Cina le uova sono davvero... piccole! E così il mio secondo tentativo è andato male lo stesso: l'uovo lessato era troppo piccolo e il coperchio dell'attrezzino non faceva abbastanza pressione.
L'altro simpatico aggeggio serve per fare i cumuletti di riso a forma di Hello Kitty. Io, che non avevo tempo di cucinare il riso, ho preparato del cuscus: pessima scelta. Ci vuole il riso, quello bello appiccicoso. Altrimenti al posto di Hello Kitty ti ritrovi un ammasso informe.
Così mi sono ritrovata a mangiare una delle peggiori cene dell'ultimo periodo: cuscus informe e senza sale, uovo lessato (orsetto a metà) e zucchine trifolate che non sapevano di niente. Non era serata. Il Torello si è mangiato solo il tuorlo (come dargli torto), la Pupella – che ha un periodo di adorazione per la mamma – mi ha perfino fatto i complimenti per il cibo e si è spazzolata il piatto (santa bimba!). Io, dopo la cena, sono andata disperatamente in dispensa a cercare – finalmente! - qualcosa di gustoso. E non ho trovato nulla. Chi mi può biasimare si mi sono consolata con una bella cucchiaiata di Nutella?

martedì 8 ottobre 2013

TIFONE E BISCOTTI


Il modo migliore per rischiare una crisi di nervi è mettersi a fare i biscotti con due bimbi di cinque e tre anni. Lo so, l'ho provato più volte. Eppure ci ricasco sempre. Ma che mai si può fare in un lungo pomeriggio piovoso? E non pioggia qualsiasi: imperversa nientepopodimeno che il tifone, e si chiama Fitow e qui trovate la sua descrizione.
Piove ininterrottamente da giorni, e per pioggia intendo quella vera, a secchiate! E soffia vento forte. Le gocce battono di traverso sulle finestre, si infilano nei scadenti serramenti e riempiono i davanzali d'acqua. L'umidità è al 90% e tutto in casa è bagnato e appiccicoso.
Senza contare che, nella stanza della lavanderia, dove passa la grondaia del palazzo, ho una splendida perdita d'acqua. Non da oggi, da un mese. Ogni volta che piove ricompare. Già segnalata. Non ancora riparata (in compenso in questi mesi mi hanno riparato numerosi altri danni dovuti a perdite dal tetto: forse è meglio non abitare all'ultimo piano in questi splendidi building cinesi?)
Comunque oggi, col tifone, con la pioggia, col vento, alle otto di sera si sono resi conto che forse questo diluvio avrebbe fatto ulteriori danni e mi sono ritrovata in casa una frotta di giovanotti del management office che zompettavano per casa facendo foto e lasciandomi i segni dei calzini bagnati a terra (perché, sì, qua in Asia si usa togliere le scarpe prima di entrare in casa, ma fuori pioveva talmente tanto che loro erano inzuppati fino alle ossa).
L'ultimo si è trattenuto giusto il tempo per fare una bella chiacchierata tra sordi: lui con due parole di inglese e io con tre di cinese (ma che, al solito, non capivo una cippa di quello che lui cercava di spiegarmi).
Alla fine riesce a smanettare col traduttore del telefonino e mi mostra:
“Our repairman will come later”
Later? Quando? Jintian? Mingtian? Chiedo. Lui mi risponde “Yes”. È tipico dei cinesi rispondere sì o no ad una domanda nella quale offri due scelte. Se ti chiedo oggi o domani, mi spieghi che cavolo vuol dire “sì”? Resto con l'idea che il repaiman deve arrivare più tardi, anche se mi chiedo: è da un mese che dovete sistemare il tetto, proprio in una notte buia e tempestosa con Fitow che la fa da padrone dovevate svegliarvi? E poi non so perché ma l'idea di un repairman che mi deve arrivare in casa alle nove della sera, mentre fuori ulula il vento e sono sola coi bimbi (ancora da lavare e pigiamare, per inciso) ha un che di inquietante.
Come volevasi dimostrare, mentre sto lavando il Torello bussano alla porta. Sono repairman anziano e repairman pù giovane (arrivano sempre in due, come i carabinieri). Repairman anziano entra in casa e va a vedere la perdita (puzza di fumo e così oltre ai segni dei calzini ora ho anche l'olezzo di sigaretta che ristagna nell'aria umida).
Vanno sul tetto con una cassettina degli attrezzi e a me vien da ridere (o da piangere). Col buio? Col vento? Con la pioggia? Mi prendete in giro?
Ma del fatto che in Cina non serve arrabbiarsi ho già parlato qui; non ero stata in grado allora di trovare un esempio: ecco, questo è uno dei tanti esempi.
Se ne vanno dicendomi qualcosa riguardo a “domani”. Boh! Verranno a riparare domani? Ormai non ci credo quasi più.
Prima di andare a letto, con orrore, scopro una nuova chiazza di umido in uno dei posti più improbabili della casa, vicino alla porta d'ingresso (parete che in teoria non confina con l'esterno).
Le vie delle perdite d'acqua sono infinite. Come la pazienza degli inquilini italiani.

venerdì 4 ottobre 2013

PERO' ERA BUONA



Non ridete. La torta per il quinto compleanno della Pupella doveva essere un zuccheroso castello delle fate, ma ricordava piuttosto un maniero scozzese diroccato.
Voglio giustificarmi dicendo che siamo rincasati da Shanghai alle tre del pomeriggio e che, quindi, di tempo per dedicarmi all'alta pasticceria ne avevo proprio poco. E ho infornato anche una pizza. Risultato scarsino, dunque. Ma fatto con tanto amore!
La mattina del nostro risveglio ce la siamo presa con tanta calma: colazione al bar, rifacimento delle “valigie” (avevo portato con me solo uno zainetto per essere leggeri) e scelta della destinazione.
Il primo ottobre è l'anniversario della fondazione della PRC, quindi tutta la Cina è in festa. I negozi sono quasi tutti aperti, ma scuole e uffici di solito chiudono per una settimana intera di ferie (la cosiddetta Golden Week).
Arrivati allo Yu Garden (una delle zone più famose e turistiche conosciuta come Old Shanghai) la scena che ci si è presentata davanti ha decisamente spento i nostri entusiasmi:


Quando tutti si lamentano che durante le feste le località turistiche sono invase, non è tanto per dire.
Optiamo per una strategica ritirata (avventurarci per quelle stradine con due bimbi piccoli per mano non ci pareva davvero una grande idea) e decidiamo di provare ad andare a visitare il tempio del Budda di Giada. Dopo innumerevoli cambi di metro, lotte per la scala mobile e un tempo passato sottoterra equivalente se non superiore a quello trascorso in superficie, riemergiamo in una zona tranquilla e poco affollata. Qualcosa non va... non ci ritroviamo sulla mappa. Difatti abbiamo sbagliato fermata: siamo scesi a Changshu Road invece di scendere a Chanshou Road.
Ci fermiamo in un piccolo supermercatino a comperare succo di frutta, crackers e caramelle (il nostro pranzo...) e decidiamo di andare direttamente alla stazione dei treni, dato che il tempo a nostra disposizione prima della partenza comincia ad essere scarso.
Saggia decisione: per riuscire a salire sul nostro treno, quello delle 14.30, dobbiamo fare una corsa e non riusciamo nemmeno a fermarci a mangiare un panino.
Quando arrivo a Suzhou mi sembra di essere in paradiso: non avrei mai creduto che una città di 5 milioni di abitanti, disseminata di palazzoni, potesse sembrarmi così pacifica e silenziosa. Ma dopo aver visitato Shanghai il primo di ottobre, tutto è possibile.

mercoledì 2 ottobre 2013

SHANGHAI SURPRISE




Ve lo ricordate quel film con Madonna? Probabilmente no, perché fu un flop. Eppure quando lo vidi io rimasi affascinata dall'atmosfera di Shanghai che sapeva evocare (anche se era ambientato negli anni trenta). Come mi affascinarono le foto di questa incredibile megalopoli che mio marito, ormai più di dieci anni fa, portò quando tornò a casa dal suo primo viaggio di lavoro in Cina. Chi l'avrebbe mai detto che, anni dopo, avrei vissuto a pochi chilometri dall'ombelico del mondo?
Shanghai conta 23.710.000 abitanti ed è vasta 6340 kmq, con una densità di popolazione di 3700 ab/kmq; tanto per fare un confronto il Friuli-Venezia Giulia (la mia regione) su una superficie di 7845 kmq, conta 1.221.860 abitanti (155 ab/kmq).
Shanghai è moderna in maniera sfacciata eppure, sebbene si sia rifatta il trucco, resta profondamente cinese. Dopo cinque minuti che eravamo usciti dalla metropolitana avevo già gli occhi pieni di incredibili immagini: una folla di signori e signore in età che, alle 9 del mattino, ballavano in strada nello spiazzo di fronte al Football Stadium, chi con le spade, chi coi tamburi tradizionali, in ogni caso tutti con la musica a palla. Oppure il parchetto nel quale i vecchietti portano a “passeggio” gli uccellini in gabbia (stupefacente sentire quel forte cinguettio che i rumori della città non riescono a sovrastare).
Shanghai è caotica, affollata e rumorosa: dopo il breve viaggio in treno e la tratta in metro per arrivare all'albergo io ero già stanca. Ed era appena l'inizio del nostro peregrinare! Prima tappa la banca, dove il Papi doveva svolgere delle commissioni di lavoro. Per somma fortuna di fronte alla filiale si trova un Costa Coffee dove ho potuto dare merenda ai bimbi (e bermi un cappuccino). Stavolta sono stata previdente e mi sono portata un aggeggio molto utile: il tablet! Sono così riuscita a far trascorrere i 45 minuti di attesa in modo abbastanza piacevole, evitando che il Torello distrugga il bar o si catapulti in strada.
Finalmente il Papi torna: manca una carta e bisogna andare nell'ufficio dell'agenzia che ci aiuta per il visto. Decidiamo che io mi fermerò coi bimbi in un parchetto là vicino (per fortuna la Cina pullula di questi piccoli luna-park per bambini) per non sobbarcarli di un altro, inutile giro in metrò e il Papi andrà da solo a recuperare il documento. Giusto il tempo di nascondermi dietro una siepe e cambiare da capo a piedi il Torello che mi ha deliziato con un abbondante produzione (il potty training, nonostante sia da mesi senza il pannolino, sa a mala pena cos'è) e il Papi è di ritorno.
Altra corsa in metropolitana: entriamo nel palazzo dell'ufficio visti che è mezzodì e abbiamo cinquanta persone davanti. Sono tutti in pausa pranzo e solo due sportelli sono operativi. Ottimo.
Dopo una lunga attesa per fortuna passata senza traumi (ancora una volta mi benedico per aver avuto l'idea di portare il tablet) è il nostro turno. La poliziotta che ci capita è una rompib**** di prima categoria: non le va bene niente e spulcia attentamente ogni carta. Verdetto:
  • manca un timbro su un documento
  • il visto te lo diamo solo per tre mesi
Coooosaaaa???
Accantoniamo per un momento la questione dei tre mesi e ci fiondiamo al recupero del timbro mancante. Per fortuna non è ora di punta e il tassista sceglie le scorciatoie migliori: a Shanghai gli spostamenti non sono veloci e noi abbiamo ancora poco tempo, dato che l'ufficio chiude alle 17.00.
Riesco a dire al tassista che ci aspetti mentre ci facciamo mettere sto benedetto timbro e torniamo svelti agli uffici. Troppo svelti, forse: il tassista, svoltando a destra, prende in pieno il marciapiedi e sventra la ruota posteriore. Si deve fermare a cambiarla. Non ci posso credere! Nella mia testa risuonano, facendo a pugni tra loro, il mantra di Louise Hay “nel mio mondo va tutto per il meglio” e la canzone di ManuChao “Clandestino”!
Per fortuna il nostro autista è veloce anche nel cambio pneumatico. Ricomincia la marcia ed io ho perfino lo spirito di fotografare un po' di palazzi, con lo sfondo di un cielo inusitatamente azzurro.

Alla fine ce la facciamo: arriviamo in tempo e allo sportello ci capita un uomo che, come tutti gli uomini del mondo, è molto più rilassato e di farci questioni non gliene può fregar di meno (difatti nemmeno ci menziona la faccenda dei tre mesi).
Ora possiamo tornare in albergo a riposarci!
Ormai è ora di punta, il nuovo tassista è meno sportivo dell'altro e sceglie una trafficatissima sopraelevata, per tornare all'albergo ci mettiamo quasi un'ora. I miei piedi, che oggi ho costretto nelle scarpe chiuse, chiedono pietà. Vorrei mettermi a urlare, piangere e sbuffare ma di fronte ai bimbi devo mantenere un contegno e così sopporto in silenzio la noia, il caldo, la fame crescente, la radio del tassista e le canzoncine della Pupella, intervallate da telefonate di lavoro del Papi. Sogno il momento nel quale accenderò la tivù sul canale dei cartoni (e i bimbi, automaticamente, si spegneranno lasciandomi libera di riposare una mezzoretta).
Ecco... i cartoni. Una volta in stanza comincio a smanettare coi telecomandi (in cinese) ma niente: non funziona. Dato che il Papi non c'è (è tornato in banca a finire le sue commissioni) mi vedo costretta a chiamare la reception per farmi aiutare. Morale: dobbiamo cambiare stanza perché in quella la televisione è guasta. No, giuro: uno scrittore sadico avrebbe avuto meno fantasia ad inventare sta sequela di piccole disavventure.
Per finire in bellezza, la pizza della cena (nella foto): solo all'estero si sognerebbero di mettere la senape sulla farcitura ai wurstel! E noi che abbiamo scelto la pizzeria “così i bimbi mangiano di sicuro senza fare storie”! Ovviamente non l'hanno nemmeno toccata.
Però l'epilogo della serata ci ha riscattato di tutte le fatiche: una passeggiata nella zona più famosa di Pudong, dove sorgono alcuni dei palazzi più spettacolari del mondo.
Che meraviglia! Shanghai non smette davvero di stupirmi.
 

Tutti come matti per fotografare il Torello




Uno stupefacente veliero solca le acque dello HuangPu


domenica 29 settembre 2013

UNA BIRRA E PASSA TUTTO


Posso offrirvi una birretta? Ve la meritate: mi sono riletta l'ultimo post e mi sono resa conto di essere stata davvero pesante!
Ma, a mia discolpa, devo dire che qualche motivo d'ansia esiste davvero. Domani faremo una bella gita a Shanghai a completare la procedura per il rinnovo del visto mio e dei bimbi. Tutto a posto, ordinaria amministrazione.
Se non fosse che:
- qua, fino a che non arrivi allo sportello, non saprai mai se le carte che presenti sono corrette
- tra pochi giorni ci scade il visto vecchio
- da martedì in Cina è festa e tutti gli uffici chiudono, quindi domani o la va o la spacca, se qualche carta non va bene non abbiamo il tempo materiale per rifarla.
Sia mai che ci tocchi un inaspettato viaggetto ad Hong Kong? Non che mi dispiaccia l'idea di visitarla, ma vorrei farlo per diletto e non spinta dall'emergenza.
Come andrà? Ve lo racconto la prossima puntata. 
Intanto mi godrò il lato positivo della faccenda: una nottata trascorsa a Shanghai e la possibilità di fare anche un poco di turismo!
E per non perdere le buone abitudini, ci siamo concessi una cenetta in birreria: davvero poco cinese ma corroborante e ansiolitica!




giovedì 26 settembre 2013

ANSIA E CAFFE'


Ogni tanto succede. Un giorno nel quale ti senti in subbuglio e le tue paure sembrano voler uscire tutte da sotto i sassi, come ragni pelosi. Un bel caffè (anche due), tanti profondi respiri e cerchiamo di andare avanti al meglio!
La mia esperienza di vita in un paese lontano e diverso come la Cina mi ha finora regalato una sicurezza di me che non credevo possibile, dato il mio carattere insicuro e pauroso. Se qualche donna fosse in dubbio se seguire o no il marito all'estero, io consiglierei senza dubbio: buttati, buttati, buttati! È un'esperienza che ti forgia, ti cambia, ti rende più forte e, come ho detto spesso, ti costringe a fare cose che ti mettono a disagio e “Uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta guardare dentro alle cose c'è una realtà sconosciuta che chiede soltanto un modo per venir fuori a veder le stelle e vivere le esperienze sulla mia pelle sulla mia pelle” come direbbe Jovanotti.
Però sto fatto che dobbiamo arrangiarci a risolvere tutti i piccoli (grandi) scazzi della vita quotidiana all'estero alle volte mi pesa. Devo mettermi a fare cose che fino a qualche tempo fa non mi sarebbe mai passato per la testa di intraprendere: decidere per l'assicurazione sanitaria, andare negli uffici per il rinnovo del visto, pagare le bollette cinesi e mille altre occupazioni quotidiane che spesso gli altri espatriati sono esonerati dal fare, perché c'è una grande “mamma azienda” che li protegge e li coccola. Certo, questo mi dà la possibilità di conoscere un sacco di cose: chiedetemi pure come si fa a mandare dei documenti in Europa, oppure come si fa l'estensione di un visto turistico. Chiedetemi che tipi di piani esistono per le coperture sanitarie, o come sono regolati i trasferimenti monetarei Italia/estero. Chiedetemi come si pagano le tasse in Cina, cosa si può dedurre, oppure chiedetemi dove si possono pagare le bollette e ricaricare le schede di acqua e gas. Come direbbe un noto comico di qualche anno fa: “Le so tutte!”
Ma alle volte cedo e ritorna la vecchia me stessa che, piuttosto di affrontare una difficoltà, metterebbe la testa sotto la sabbia come uno struzzo e starebbe ad aspettare che qualcun altro risolva le questioni al posto suo. E l'ansia, vecchia cara amica, mi assale e mi immobilizza, mi ritrovo a ciondolare per casa con lo sguardo vitreo senza combinare nulla, nemmeno in quelle occupazioni che mi divertono e mi danno carica.
Adesso mi faccio il terzo caffè della mattinata, respiro ancora un pochino e magari mi metto a scrivere il prossimo post cercando un argomento più divertente eh?
Però prima voglio condividere con voi questo viedeo che trovo assolutamente fantastico! Voi che ne pensate? 

 

domenica 22 settembre 2013

IO E IL MANDARINO



Nonostante la foto possa trarre in inganno, non sto parlando del mio rapporto col frutto arancione (con il quale per ora non ho problemi relazionali), bensì della complessa storia d'amore che vivo con lo studio della lingua cinese.
La mia relazione con questo idioma è nata nel lontano 2005, quando, più che altro per curiosità, mi sono iscritta ad un corso serale di cinese, che si teneva in una specie di Università della terza età. Dopo poche lezioni già mi ero resa conto che questa nuova lingua aveva conquistato il mio cuore: diversa, complessa, musicale! Mi ci sono applicata con passione e dopo un anno di corso sapevo dire “Ciao, mi chiamo TaldeiTali, come stai? I tuoi genitori come stanno? Prego, entra, beviamo un the”! Insomma non male, dai!
Dopo ben sei anni il destino mi ha stupefatta offrendomi l'occasione di espatriare in Asia. Non nascondo che ho scelto la Cina (noi non avevamo obblighi sulla destinazione, all'azienda bastava che ci trasferissimo “in zona”) anche per la possibilità di approfondire la lingua.
Ora è un anno che sono qua... prima di arrivare ho fatto sei mesi di corso con un maestro cinese, poi qui a Suzhou ho speso bei soldini per frequentare le lezioni in una scuola (dicono) rinomata e... quando incontro qualcuno che mi parla in ascensore non ci capisco una cicca!
Ebbene sì: sono immersa nella lingua e dovrei assorbire come una spugna, ma purtroppo il cinese va STUDIATO, non è un idioma che si impara per osmosi.
Tanto per dirvi: il cinese è una lingua sillabica e tonale, significa che le parole sono composte da sillabe ben precise e limitate, circa 400, che combinate nei vari toni (alto, ascendente, discendente, discendente-ascendente, neutro) danno circa 2000 sillabe che, come i lego, vengono combinate fra loro per formare tutte le parole. Un esempio: la sillaba “SHI”, in tutti i suoi toni, ha più o meno 46 significati! Per non parlare delle combinazioni con altre sillabe. Un po' difficile da ricordare? Fate voi! Spesso il significato delle parole, nella lingua parlata, viene dedotto dal contesto. Ma se della frase capisci solo tre parole su sette... direi che sei fregato!
Di buono c'è che il cinese non ha declinazioni né coniugazioni. Di strano è che la costruzione della frase ha una logica tutta sua (cosa anche ovvia, dato che non si tratta di una lingua latina).
Insomma: io studio, studio ma mi sembra sempre di essere a un livello molto scarso, anche perché faccio poca pratica.
No, scusa: come fai poca pratica?” direte voi “Abiti in Cina, com'è possibile sta cosa?”
Eeeeh... mica è così facile fare amicizia coi cinesi (questo argomento meriterebbe un post a parte), se mettete che le mamme dell'asilo sono quasi tutte straniere, che le mie poche amiche cinesi parlano italiano o inglese, che instaurare un dialogo in cinese, al punto linguistico in cui sono ora, è pressoché impossibile... tirate da soli le conclusioni.
Potrei scambiare quattro parole coi nonni al parchetto, in effetti: ma a quello ci pensa mia figlia. Dopo poco più di un anno in Cina, la ragazzina sa già parlare così bene che le ayi (bambinaie) dei suoi compagnetti di classe ridono e, indicandomi, dicono: può farti lei da maestra. No comment.

giovedì 19 settembre 2013

VI PRESENTO MOONCAKE

Mi sono resa conto che, sebbene questo sia un sedicente blog cibario, non vi ho mai raccontato nulla di veramente approfondito sulle pietanze tipiche che ho imparato a conoscere durante questo primo anno di permanenza cinese.
E così, visto che oggi qui in Cina si festeggia il “Mid-Autumn Festival” e il cibo che la fa da padrone è la tortina della foto, ho deciso di presentarvela: si chiama Mooncake (torta lunare) ed è un dolcetto dalla tradizione millenaria. Esistono numerose varianti regionali, ma di solito la spessa e sostanziosa pasta racchiude un ripieno composto da pasta di loto o marmellata di fagioli rossi. Alle volte all'interno possiamo trovare due tuorli d'uovo, che rappresentano la luna piena. Alle volte si possono trovare ripieni salati e negli ultimi anni le aziende alimentari hanno creato nuove varianti ripiene persino con prosciutto o gelato.
E' tradizione regalarla a parenti e amici in questa festa di metà autunno (che pressoché coincide con l'equinozio) che ha un significato che io trovo poetico e magico: l'osservazione e il culto della luna. Non è diffusa solo in Cina ma anche negli altri paesi asiatici dove si festeggia il mid-autumn.
La tortina in questione, calorica, dolcissima e piuttosto grassa, va consumata a piccole dosi, accompagnandola con litri di tè verde. Il suo sapore è “cinesissimo”, tanto che alcuni stranieri, assaggiandola, potrebbero storcere il naso (soprattutto se il ripieno, anziché dolce, è composto da carne di manzo secca e aromi piccanti, come è successo a me!)
Comunque vale la pena di assaggiarla, se non altro perché è una cosa tipica del paese che ci ospita (cosa pensereste di uno straniero che vive in Italia e non ha mai assaggiato il panettone?)
Per una descrizione più dettagliata della festa e del dolcetto potete leggere qui.


martedì 17 settembre 2013

ARRABBIARSI IN CINA NON SERVE A NIENTE



Lo dice CICCOLA in uno dei post sul suo recente viaggio in Cina: pur essendo stata in questo grande paese per il periodo relativamente breve di una vacanza, lei ha già imparato questa lezione! C'è gente straniera che ci vive, invece, che questa regola non l'ha ancora metabolizzata. E questo può rendere la vita difficile, molto difficile. Perché se, ad esempio in Italia, alzare la voce e mostrare i muscoli alle volte serve per ottenere un risultato, qua in Cina è vero l'opposto: arrabbiarsi non serve assolutamente a niente. Potresti avere tutte le ragioni del mondo per perdere i gangheri, ma il tuo interlocutore (cinese) continuerebbe a guardarti inespressivo impassibile mentre diventi paonazzo e sta per partirti l'embolo e alla fine la risposta sarebbe sempre la stessa: quella che a te non sta bene. C'è davvero da perderci la salute. E difatti la differenza di pensiero tra est e ovest è uno dei motivi di maggior frustrazione di chi vive e lavora in Asia. Il pensiero cinese non è lineare, ma circolare: per arrivare da A a C non passano solo per la B, ma per tutto l'alfabeto e magari anche all'incontrario. La logica cinese è complessa come gli ideogrammi che identificano le parole scritte. Chi non si adegua, è perduto: il rischio di perdere la pazienza e incominciare a trovare tutto e tutti decisamente insopportabili è elevato. Si potrebbe addirittura cominciare a credere che qui a nessuno funzioni il cervello, in realtà funziona eccome, ma in maniera diversa. Le motivazioni dei comportamenti che, alle volte (spesso) a noi stranieri sembrano bizzarri (se non privi di alcun senso) sono ben precise. Solo che noi non le capiamo. Senza contare che, spesso, i cinesi ragionano come “entità” (tipo i Borg di Star Trek, avete presente?).
E allora che fare? Bisogna sviluppare un approccio alla vita decisamente “zen”, accettare con serenità, non chiedersi troppo il perché delle cose (e soprattutto non chiederselo secondo una logica occidentale). Ed essere pronti a contare fino a dieci(mila) e fare “Ohmmmmm, ohmmmm...”.

giovedì 29 agosto 2013

NON LO SOPPORTO PIÙ


… il caldo, intendo dire! Qua viaggiamo ancora sui 38 °C e l'umidità supera l'80%. Facendo una rapida ricerca sul web ho scoperto che, a queste condizioni, il mio corpo si sente come se dovesse sopportare 62°C! Adesso ho capito perché, dopo due secondi che sono uscita di casa, comincio a grondare come un cavallo. Sono stufa di avere le macchie sui vestiti, la faccia unta, i capelli bagnati e lucidi. Non pare proprio una bella immagine, eh?
Qui a Suzhou tutti (stranieri e oriundi senza distinzione di colore o modello) non vedono l'ora che l'afa dia una tregua. Anche perché il passaggio dalla strada torrida ai negozi con clima polare causa non pochi raffreddori e mal di gola. E a Shanghai, dicono, è ancora peggio.
In questa zona della Cina, moderna e ricoperta di strade, sopraelevate, caseggiati e grattacieli, la possibilità di andare al mare nel week end è molto remota. Incomprensibilmente, nonostante questo paese abbia una costa lunga chilometri, le spiagge praticabili sono pochissime. E così... si sopporta! E si sta parecchio chiusi in casa perché fare una passeggiata pare un'impresa titanica, così come andare al parchetto.
Almeno non viene la tentazione di comperare la cioccolata. Il rischio di trovarsi tra le mani un appiccicoso grumo di materia sciolta fa passare la voglia.
“Coraggio!” ci diciamo l'un l'altro “Vedrai che tra poco rinfresca!” e non vediamo l'ora che vengano settembre e ottobre, che, assieme ai mesi primaverili, sono il più bel periodo per godersi Suzhou.

Fonte immagine: http://lemondedebblinou83.blogspot.com



giovedì 22 agosto 2013

FAI QUALCOSA CHE TI SPAVENTA OGNI GIORNO


Navigando sul web, mi sono imbattuta sul sito di EXPAT EXPLORER SURVEY.
Si tratta di un sondaggio, condotto nel 2012, dalla banca HSBC intervistando più di 5000 espatriati sulla loro vita all'estero. Il sito presenta le comparazioni sulle diverse nazioni del mondo, le statistiche ed un'interessantissima sezione di consigli. E' qui che ho letto la frase del titolo, e l'ho trovata davvero di forte impatto!
Qualcosa che ti spaventa ogni giorno... qualcosa che ti butti fuori a calci dalla comoda zona di pochi metri (o centimetri?) entro la quale ti senti perfettamente al sicuro.
Ogni persona dovrebbe farlo. Sempre. Per continuare a crescere, per evitare di addormentarsi e andare avanti per inerzia (magari convinta di essere sveglia).
Ma nella vita expat la capacità di affrontare le paure è essenziale, altrimenti ti ritroveresti a vivere chiuso in casa, magari pure con le tende tirate.
Quando ho letto quella frase, mi sono venute in mente mille cose che potrebbero riempire il diario di anni:
  • Chiamare una conoscente straniera per uscire a bere un caffè insieme ed approfondire l'amicizia, anche se il tuo inglese è scarsetto
  • Organizzare in casa la festa di compleanno dei tuoi figli e invitare tutti i compagni di classe
  • Mangiare cibo di strada
  • Prendere un risciò a pedali e magari anche contrattare sul prezzo
  • Sedersi in mezzo alle mamme al parchetto e presentarsi con un sorriso
  • Bussare alla porta dei tuoi nuovi vicini per introdurre te stesso e la tua famiglia
  • Salire sul primo autobus, anche se la destinazione è scritta solo in caratteri cinesi, e vedere dove va
  • Contattare una persona on line, perché vive nella tua stessa città e vorresti conoscerla

Potrei scrivere fino a domani. Il problema non è farsi venire le idee... il problema è attuarle.
Allora, visto che è così, mi prendo ad auto-calci, chiudo il blog e mando una mail ad una possibile nuova amica...

martedì 20 agosto 2013

VACANZE A COMPOUND BEACH


L'idea originaria era quella di fare qualche giorno di vacanza noi quattro, prima che inizi la scuola. Ma, complici la stanchezza arretrata, il caldo assassino e un certo rincoglionimento da fuso orario, la voglia di prendere un altro aereo per qualsivoglia destinazione marina era meno di zero.
Così abbiamo optato per una facile, comoda, oziosissima settimana... a casa nostra a Suzhou e siamo andati ogni pomeriggio nella piscina del compound. Che, tutto sommato, non è niente male. E, complice un cielo azzurro che nulla aveva da invidiare a quello italiano, sembrava davvero di essere in vacanza! Il Papi viaggiante si è preso i pomeriggi di ferie e si è potuto godere i vispi pargoli, mentre io sono riuscita finalmente a fare qualche riposino pomeridiano senza il timore che i miei figli, rimasti svegli, mi distruggessero la casa o si procurassero qualche seria lesione inventando chissà quali pericolosi giochi.
Gli expat stanno tutti rientrando e la rete di contatti si ristabilisce, tappando i vuoti lasciati da chi è partito con i nuovi acquisti appena arrivati.
Questa settimana, poi, ricomincia la scuola! Per la gioia dei bimbi, ma soprattutto delle mamme, che possono rientrare nella vita “normale”. Mille nuovi progetti per questo autunno Suzhouese, finalmente mi posso dedicare alle mie amate “to do list” e alla stesura dei miei obiettivi per l'inverno 2013/2014!
Ah, avevo promesso la lista delle cose che trovo piacevoli qui, eccola:

  1. La sagoma scura dei palazzoni del mio condominio, punteggiati dalle luci di mille finestre, la sera quando rientriamo da un'uscita. E' una vista che non smette mai di affascinarmi.
  2. La leggera birra Qingdao, da bere tutta d'un fiato per sedare la sete
  3. La musica che ci accoglie a scuola, quando arriviamo la mattina
  4. Il parchetto indoor nel centro commerciale sotto casa, dove li posso portare se fa troppo caldo o piove
  5. I negozi SEMPRE aperti

venerdì 9 agosto 2013

UN ANNO DI CINA

Un anno fa, proprio il 9 agosto, sbarcavo in Cina coi bimbi. Che diverso il rientro di quest'anno con quel primo arrivo! Ora torno in un posto che mi è già familiare, allora invece mi guardavo intorno un po' sperduta.
Osservo fuori dalla finestra e ritrovo le stesse libellule che mi avevano stupito dodici mesi fa: tante! E al 26° piano? Ma che ci fanno così in alto? Curiosamente, ci sono solo in agosto: era da allora difatti che non le vedevo.
Anche il blog lo scrivo da più di un anno. Mi sono riletta il primo post: "vediamo quanto dura" avevo scritto. Beh per ora è durato e mi ha dato anche soddisfazione. Nato per aggiornare parenti e amici, ora vorrei farlo crescere. Vorrei scrivere qualche post in inglese (e questo significa che devo mettermi a studiarlo seriamente!) ed aggiungere qualche nuova "rubrica". Vedremo. Se son rose, fioriranno. L'entusiasmo non manca!

giovedì 8 agosto 2013

CALDO ABBRACCIO

Eccoci finalmente di nuovo tutti e quattro insieme! Il viaggio da sola coi due piccoli turbini è andato insospettabilmente bene, se escludiamo qualche piccolo episodio di iper-attività del Torello, che nel primo volo toccava tutto ed ha chiamato parecchie volte le hostess premendo il pulsantino prima che riuscissi a fermarlo, oppure la stanchezza estrema che a Shanghai, mentre aspettavamo le valigie, lo ha spinto a comportanìmenti anomali come distendersi a terra o mettersi a leccare le barre inferiori del trolley (quanti anticorpi!)
E poi vi sfido ad entrare con due bimbi, uno zaino in spalla e una valigetta di Hello Kitty nel bagno di un aeroporto - con la porta che si apre verso l'interno (non credo davvero sia stato progettato da una mamma!)
Ma, ripeto: tutti ostacoli superabilissimi in quelle che, da casa a casa, sono più o meno 24 ore di viaggio. Sopprattutto quando al momento del decollo i tuoi bimbi ti fanno scordare la paura di volare perché ridono e urlano " Yuhuuu!"
A Suzhou ci aspettava il caldo terrificante di agosto (che mi ha fatto ridere al pensiero delle nostre lamentele italiche per qualche grado in più): avete presente entrare nella macchina che è rimasta posteggiata tutto il giorno sotto il solleone? Ecco: QUELLO è il vero caldo! Soffocante, umido, senza tregua e senza un alito di vento. Ci difendiamo riposando in casa al mattino e andando in piscina al pomeriggio (inutile ricerca di refrigerio in un acqua che avrà 40 gradi, ma l'importante è il pensiero), dove io mi godo felice la vista dei bimbi sorridenti che giocano con il Papi.

lunedì 5 agosto 2013

ARRIVEDERCI ITALIA


Domani verso le 16 sarò di nuovo in Cina. Arrivederci Italia.
Ho trovato un clima splendido, sole e vento, mare e vigne. Ho trovato i volti amici, le feste, le chiacchierate. Ho trovato i grilli e le cicale.
Ma ho trovato anche gente disillusa ed arrabbiata. Ho trovato che i discorsi da bar sono tristemente veri in quest'Italia dall'ingiustizia facile, dove chi dovrebbe vigilare le regole, per cercar d'essere a tutti i costi "politically correct"  è spesso anche "molto imbecill".
Ho trovato negozi chiusi e nuove attività  intelligenti bloccate da stupide regole della ASL.
Ho trovato un fisco che, come il principe Giovanni di Robin Hood, tartassa e succhia, indaga e gratta il fondo, mentre l'italiano medio (evasore fino a prova contraria) teme perfino di comprarsi un viaggio "perché poi vengono a chiedermi come ho fatto a pagarlo".
Chi ci vive è preso dal vortice e gli sembra normale, ma a me che ho vissuto parecchi mesi all'estero certi discorsi sembrano lunari, e non lo dico per supponenza, ma davvero: è pazzesco!
Dicono che la Cina è la terra delle opportunità. A dire il vero ancora non lo so. Ma quello di cui sono tristemente, amaramente sicura è che, ora come ora, l'Italia è la terra dell'ostilità e dello svantaggio.

giovedì 1 agosto 2013

PREPARO VALIGIE



Il soggiorno italiano volge al termine. Abbiamo fatto cene, pranzi, grigliate, aperitivi, caffè, ancora cene, pranzi... visto gli amici e passato bei momenti coi parenti. Il papi viaggiante, che non era con noi, ci è mancato molto. 
Diciamo che l'esperienza "vacanza", da sola con due bambini di 4,5 e 2,5 anni non è stata molto rilassante (si può dire devastante?), ma sono anche contenta: abbiamo fatto il pieno di mare, sole e aria pulita prima di tornare nella (quasi sempre) fosca aria cinese.
Me ne sto qui, seduta nel portico del mio giardino, a bere un caffè e sentire gli uccellini, le cicale, qualche volta il rumore di un trattore che lavora in lontananza, e mi stupisco di non provare alcun senso di malinconia all'idea della partenza.

sabato 20 luglio 2013

RICCHI PREMI E COTILLONS


Con terribile ritardo ringrazio GO del blog cliccandoci che mi ha menzionata nuovamente per il premio blogster awards!
Siccome ho scritto da poco un post sul premio stavolta mi permetto di glissare le regole e farò solo due cose: risponderò alle domande di GO e menzionerò alcuni blog in inglese (e non) che mi piace leggere e che non ho ancora mai messo tra i miei preferiti.

Le risposte:

1. Preferisci le vacanze in camper, campeggio, hotel o...?
Basta che siano vacanze... :)
 2. Scegli tra doccia e vasca da bagno.
Doccia
3. Il tuo libro preferito?
L'alchimista 
4. Nel tempo libero cosa preferisci fare?
Un sacco di cose... ne butto un poche a caso: scrivere, cucinare, oziare...
5. Il tuo cibo preferito?
Qualcuno direbbe... tutti!
6. Il momento della giornata che ami di più e perchè?  
La sera quando i bimbi sono già a dormire e io posso fare i c...apperi miei in santa pace. Devo spiergare perché è il preferito?
 
7. Preferisci la TV o internet?
Senza dubbio internet
8. Programma TV preferito?
Uhm... uno dei pochi programmi che ho seguito con piacere è stato X Factor
9. Che città ti piacerebbe visitare?
In questo momento, Beijing
10. Le priorità nella vita per te quali sono?
Urca che domandona... no, non ce la faccio a rispondere in due righe... bypasso la domanda :)
11. Per.......   .. rinuncerei a ............ (da completare!)
Per... dormire cinque minuti di più   rinuncerei a... fare colazione con calma
I blog:

lunedì 15 luglio 2013

QUESTIONE DI PROSPETTIVA

Italia. Luglio. SALDI! Ebbene sì: mi sono fiondata a comperare vestiti! Dopo un anno di Cina, a combattere tra pizzi, paiettes, leopardato, plissè, abbinamenti di colori improponibili (e quando trovi l'unico pezzo che ti piace, ovviamente MANCA LA TAGLIA perché, come tutti sanno, le cinesi sono filiformi) non mi sono tirata indietro alla proposta di un'amica che mi ha invitato a fare shopping insieme.
A dirla tutta, essendo noi zona di confine, siamo andate in un centro commerciale nella vicina Slovenia. Tripudio e gaudio! Se in Cina entro a mala pena in una XL, nell'Alpe Adria ho dovuto comperare i pantaloni TAGLIA 40!!!!! Ora lo so, vi chiederete che razza di taglia io possa avere (e non lo svelerò).
Vi dico solo che, se in Cina mi sento spesso un balenottero, in quei meravigliosi, comodi, fornitissimi negozi sloveni (che, ridete, sono delle stesse grosse catene che trovo anche a Suzhou) mi sono sentita una sirena. E, complici le svendite di fine stagione, ho pagato prezzi davvero "cinesi"! Si può anche mangiare senza sensi di colpa al self service dell'Interspar, quando puoi comprare tutti i pantaloni che vuoi perché CI ENTRI!

domenica 7 luglio 2013

COSE BELLE, COSE BRUTTE


 Come tutti gli expat che si rispettino, eccoci a passare il nostro mese di vacanza in madrepatria. Il viaggio è lungo e massacrante, non c'è che dire, ma quando si mette piede in casa (quella che a tutti gli effetti il cuore riconosce ancora come CASA) e si trova la parmigiana di zucchine preparata dall'amorevole cognata "così non serve che stasera cucini" e il frigo riempito dalla tua cara amica, ti rendi conto che meritava anche farla tutta sta fatica per ritornare in suolo italico.
La Pupella ha passato la prima ora a raspare eccitata nei suoi vecchi giochi e, commuovendomi un po', ha chiamato quella italiana la sua "vera casa". Il Torello non ha preso molto bene il trasferimento di continente e ha dato il meglio di se' in quanto ad isteria. Forse complice il fatto che il Papi viaggiante non è venuto con noi e per quest'estate resterà in Cina...
La mattina dopo il nostro arrivo mi sono ovviamente catapultata al supermercato e mentre mi beavo tra gli scaffali di salumi, formaggi, olive e mille altri prodotti CONOSCIUTI e delle quali etichette CAPIVO IL SIGNIFICATO (esperienza molto gratificante e rilassante) ho incontrato una conoscente.
Come va, come non va? Dopo un paio di mie parole sulla Cina mi ha detto: beh, è meglio qua, no? Diplomatica, ho risposto che ogni luogo ha i suoi lati belli e quelli brutti. E, rincasando, mi sono chiesta che cosa è meglio e che cosa è peggio? E sono arrivata alla conclusione che, effettivamente, i lati buoni e quelli meno buoni sono comuni a qualsiasi posto nel mondo.
Ora sono in Italia, e mi piace soffermarmi su quelli che, in questi giorni, considero le cose estremamente piacevoli del "mio posto". Quando tornerò in Cina stilerò la lista di quelli del Celeste Impero. Sui lati brutti non mi dilungo.

- I panni stesi che sanno di sole
- L'arcobaleno in un giorno di sole e pioggia
- Le rane che gracidano nel laghetto del mio vicino
- La raccolta differenziata
- Il silenzio della notte
- Il profumo dell'aria
- La facilità nel fare la spesa
- La musica rock per radio
 

martedì 25 giugno 2013

SPARITA IN UN VORTICE ENOGASTRONOMICO


Lo so, lo so... avevo promesso racconti in tempo reale. Ma in realtà, con la Super Nonna, di turismo ne abbiamo fatto alquanto pochetto. Un po' di shopping, quello sì: vasi e chicchere, tè di vari tipi (pure quelli ai fiori), spaghetti cinesi e lychees sciroppati, un cappotto e un impermeabile dal sarto.
Ma, soprattutto, abbiamo sfogato la nostra insaziabile curiosità culinaria mangiando fuori quasi ogni giorno: siamo state al Teppaniaki (il ristorante giapponese dove ti cucinano il cibo davanti su un'enorme piastra), al coreano (dove si mangia il tipico barbeque, cucinato su una piccola piastra posizionata al centro della tavola, con sotto il carbone), al ristorante Hong kong style (con tanto di salettina privata) e a quello dove, se non prenoti in tempo, ti fai un'ora di fila. E non ci siamo fatte mancare nemmeno le bettole e il cibo di strada! Ho il cibo cinese che mi esce dagli occhi!








Tra meno di una settimana saliremo tutti e quattro, io la Super Nonna e i suoi nipotastri, sull'aereo che ci riporterà in Italia per cinque settimane. 
Mozzarella aspettami, sto arrivando!

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