Ve lo ricordate quel film
con Madonna? Probabilmente no, perché fu un flop. Eppure quando lo
vidi io rimasi affascinata dall'atmosfera di Shanghai che sapeva
evocare (anche se era ambientato negli anni trenta). Come mi
affascinarono le foto di questa incredibile megalopoli che mio
marito, ormai più di dieci anni fa, portò quando tornò a casa dal
suo primo viaggio di lavoro in Cina. Chi l'avrebbe mai detto che,
anni dopo, avrei vissuto a pochi chilometri dall'ombelico del mondo?
Shanghai conta 23.710.000
abitanti ed è vasta 6340 kmq, con una densità di popolazione di
3700 ab/kmq; tanto per fare un confronto il Friuli-Venezia Giulia (la
mia regione) su una superficie di 7845 kmq, conta 1.221.860 abitanti
(155 ab/kmq).
Shanghai è moderna in
maniera sfacciata eppure, sebbene si sia rifatta il trucco, resta
profondamente cinese. Dopo cinque minuti che eravamo usciti dalla
metropolitana avevo già gli occhi pieni di incredibili immagini: una
folla di signori e signore in età che, alle 9 del mattino, ballavano
in strada nello spiazzo di fronte al Football Stadium, chi con le
spade, chi coi tamburi tradizionali, in ogni caso tutti con la musica
a palla. Oppure il parchetto nel quale i vecchietti portano a
“passeggio” gli uccellini in gabbia (stupefacente sentire quel
forte cinguettio che i rumori della città non riescono a
sovrastare).
Shanghai è caotica,
affollata e rumorosa: dopo il breve viaggio in treno e la tratta in
metro per arrivare all'albergo io ero già stanca. Ed era appena
l'inizio del nostro peregrinare! Prima tappa la banca, dove il Papi
doveva svolgere delle commissioni di lavoro. Per somma fortuna di
fronte alla filiale si trova un Costa Coffee dove ho potuto dare
merenda ai bimbi (e bermi un cappuccino). Stavolta sono stata
previdente e mi sono portata un aggeggio molto utile: il tablet! Sono
così riuscita a far trascorrere i 45 minuti di attesa in modo
abbastanza piacevole, evitando che il Torello distrugga il bar o si
catapulti in strada.
Finalmente il Papi torna:
manca una carta e bisogna andare nell'ufficio dell'agenzia che ci
aiuta per il visto. Decidiamo che io mi fermerò coi bimbi in un
parchetto là vicino (per fortuna la Cina pullula di questi piccoli
luna-park per bambini) per non sobbarcarli di un altro, inutile giro
in metrò e il Papi andrà da solo a recuperare il documento. Giusto
il tempo di nascondermi dietro una siepe e cambiare da capo a piedi
il Torello che mi ha deliziato con un abbondante produzione (il potty
training, nonostante sia da mesi senza il pannolino, sa a mala pena
cos'è) e il Papi è di ritorno.
Altra corsa in
metropolitana: entriamo nel palazzo dell'ufficio visti che è mezzodì
e abbiamo cinquanta persone davanti. Sono tutti in pausa pranzo e
solo due sportelli sono operativi. Ottimo.
Dopo una lunga attesa per
fortuna passata senza traumi (ancora una volta mi benedico per aver
avuto l'idea di portare il tablet) è il nostro turno. La poliziotta
che ci capita è una rompib**** di prima categoria: non le va bene
niente e spulcia attentamente ogni carta. Verdetto:
Coooosaaaa???
Accantoniamo per un
momento la questione dei tre mesi e ci fiondiamo al recupero del
timbro mancante. Per fortuna non è ora di punta e il tassista
sceglie le scorciatoie migliori: a Shanghai gli spostamenti non sono
veloci e noi abbiamo ancora poco tempo, dato che l'ufficio chiude
alle 17.00.
Riesco a dire al tassista
che ci aspetti mentre ci facciamo mettere sto benedetto timbro e
torniamo svelti agli uffici. Troppo svelti, forse: il tassista,
svoltando a destra, prende in pieno il marciapiedi e sventra la ruota
posteriore. Si deve fermare a cambiarla. Non ci posso credere! Nella
mia testa risuonano, facendo a pugni tra loro, il mantra di
Louise Hay “nel mio mondo va tutto per il meglio” e la canzone di
ManuChao “Clandestino”!
Per fortuna il nostro
autista è veloce anche nel cambio pneumatico. Ricomincia la marcia
ed io ho perfino lo spirito di fotografare un po' di palazzi, con lo
sfondo di un cielo inusitatamente azzurro.
Alla fine ce la facciamo:
arriviamo in tempo e allo sportello ci capita un uomo che, come tutti
gli uomini del mondo, è molto più rilassato e di farci questioni
non gliene può fregar di meno (difatti nemmeno ci menziona la
faccenda dei tre mesi).
Ora possiamo tornare in
albergo a riposarci!
Ormai è ora di punta, il
nuovo tassista è meno sportivo dell'altro e sceglie una
trafficatissima sopraelevata, per tornare all'albergo ci mettiamo
quasi un'ora. I miei piedi, che oggi ho costretto nelle scarpe
chiuse, chiedono pietà. Vorrei mettermi a urlare, piangere e
sbuffare ma di fronte ai bimbi devo mantenere un contegno e così
sopporto in silenzio la noia, il caldo, la fame crescente, la radio
del tassista e le canzoncine della Pupella, intervallate da
telefonate di lavoro del Papi. Sogno il momento nel quale accenderò
la tivù sul canale dei cartoni (e i bimbi, automaticamente, si
spegneranno lasciandomi libera di riposare una mezzoretta).
Ecco... i cartoni. Una
volta in stanza comincio a smanettare coi telecomandi (in cinese) ma
niente: non funziona. Dato che il Papi non c'è (è tornato in banca
a finire le sue commissioni) mi vedo costretta a chiamare la
reception per farmi aiutare. Morale: dobbiamo cambiare stanza perché
in quella la televisione è guasta. No, giuro: uno scrittore sadico
avrebbe avuto meno fantasia ad inventare sta sequela di piccole
disavventure.
Per finire in bellezza,
la pizza della cena (nella foto): solo all'estero si sognerebbero di
mettere la senape sulla farcitura ai wurstel! E noi che abbiamo
scelto la pizzeria “così i bimbi mangiano di sicuro senza fare
storie”! Ovviamente non l'hanno nemmeno toccata.
Però l'epilogo della
serata ci ha riscattato di tutte le fatiche: una passeggiata nella
zona più famosa di Pudong, dove sorgono alcuni dei palazzi più
spettacolari del mondo.
Che meraviglia! Shanghai
non smette davvero di stupirmi.
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Tutti come matti per fotografare il Torello | | |
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Uno stupefacente veliero solca le acque dello HuangPu |