domenica 29 settembre 2013

UNA BIRRA E PASSA TUTTO


Posso offrirvi una birretta? Ve la meritate: mi sono riletta l'ultimo post e mi sono resa conto di essere stata davvero pesante!
Ma, a mia discolpa, devo dire che qualche motivo d'ansia esiste davvero. Domani faremo una bella gita a Shanghai a completare la procedura per il rinnovo del visto mio e dei bimbi. Tutto a posto, ordinaria amministrazione.
Se non fosse che:
- qua, fino a che non arrivi allo sportello, non saprai mai se le carte che presenti sono corrette
- tra pochi giorni ci scade il visto vecchio
- da martedì in Cina è festa e tutti gli uffici chiudono, quindi domani o la va o la spacca, se qualche carta non va bene non abbiamo il tempo materiale per rifarla.
Sia mai che ci tocchi un inaspettato viaggetto ad Hong Kong? Non che mi dispiaccia l'idea di visitarla, ma vorrei farlo per diletto e non spinta dall'emergenza.
Come andrà? Ve lo racconto la prossima puntata. 
Intanto mi godrò il lato positivo della faccenda: una nottata trascorsa a Shanghai e la possibilità di fare anche un poco di turismo!
E per non perdere le buone abitudini, ci siamo concessi una cenetta in birreria: davvero poco cinese ma corroborante e ansiolitica!




giovedì 26 settembre 2013

ANSIA E CAFFE'


Ogni tanto succede. Un giorno nel quale ti senti in subbuglio e le tue paure sembrano voler uscire tutte da sotto i sassi, come ragni pelosi. Un bel caffè (anche due), tanti profondi respiri e cerchiamo di andare avanti al meglio!
La mia esperienza di vita in un paese lontano e diverso come la Cina mi ha finora regalato una sicurezza di me che non credevo possibile, dato il mio carattere insicuro e pauroso. Se qualche donna fosse in dubbio se seguire o no il marito all'estero, io consiglierei senza dubbio: buttati, buttati, buttati! È un'esperienza che ti forgia, ti cambia, ti rende più forte e, come ho detto spesso, ti costringe a fare cose che ti mettono a disagio e “Uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta guardare dentro alle cose c'è una realtà sconosciuta che chiede soltanto un modo per venir fuori a veder le stelle e vivere le esperienze sulla mia pelle sulla mia pelle” come direbbe Jovanotti.
Però sto fatto che dobbiamo arrangiarci a risolvere tutti i piccoli (grandi) scazzi della vita quotidiana all'estero alle volte mi pesa. Devo mettermi a fare cose che fino a qualche tempo fa non mi sarebbe mai passato per la testa di intraprendere: decidere per l'assicurazione sanitaria, andare negli uffici per il rinnovo del visto, pagare le bollette cinesi e mille altre occupazioni quotidiane che spesso gli altri espatriati sono esonerati dal fare, perché c'è una grande “mamma azienda” che li protegge e li coccola. Certo, questo mi dà la possibilità di conoscere un sacco di cose: chiedetemi pure come si fa a mandare dei documenti in Europa, oppure come si fa l'estensione di un visto turistico. Chiedetemi che tipi di piani esistono per le coperture sanitarie, o come sono regolati i trasferimenti monetarei Italia/estero. Chiedetemi come si pagano le tasse in Cina, cosa si può dedurre, oppure chiedetemi dove si possono pagare le bollette e ricaricare le schede di acqua e gas. Come direbbe un noto comico di qualche anno fa: “Le so tutte!”
Ma alle volte cedo e ritorna la vecchia me stessa che, piuttosto di affrontare una difficoltà, metterebbe la testa sotto la sabbia come uno struzzo e starebbe ad aspettare che qualcun altro risolva le questioni al posto suo. E l'ansia, vecchia cara amica, mi assale e mi immobilizza, mi ritrovo a ciondolare per casa con lo sguardo vitreo senza combinare nulla, nemmeno in quelle occupazioni che mi divertono e mi danno carica.
Adesso mi faccio il terzo caffè della mattinata, respiro ancora un pochino e magari mi metto a scrivere il prossimo post cercando un argomento più divertente eh?
Però prima voglio condividere con voi questo viedeo che trovo assolutamente fantastico! Voi che ne pensate? 

 

domenica 22 settembre 2013

IO E IL MANDARINO



Nonostante la foto possa trarre in inganno, non sto parlando del mio rapporto col frutto arancione (con il quale per ora non ho problemi relazionali), bensì della complessa storia d'amore che vivo con lo studio della lingua cinese.
La mia relazione con questo idioma è nata nel lontano 2005, quando, più che altro per curiosità, mi sono iscritta ad un corso serale di cinese, che si teneva in una specie di Università della terza età. Dopo poche lezioni già mi ero resa conto che questa nuova lingua aveva conquistato il mio cuore: diversa, complessa, musicale! Mi ci sono applicata con passione e dopo un anno di corso sapevo dire “Ciao, mi chiamo TaldeiTali, come stai? I tuoi genitori come stanno? Prego, entra, beviamo un the”! Insomma non male, dai!
Dopo ben sei anni il destino mi ha stupefatta offrendomi l'occasione di espatriare in Asia. Non nascondo che ho scelto la Cina (noi non avevamo obblighi sulla destinazione, all'azienda bastava che ci trasferissimo “in zona”) anche per la possibilità di approfondire la lingua.
Ora è un anno che sono qua... prima di arrivare ho fatto sei mesi di corso con un maestro cinese, poi qui a Suzhou ho speso bei soldini per frequentare le lezioni in una scuola (dicono) rinomata e... quando incontro qualcuno che mi parla in ascensore non ci capisco una cicca!
Ebbene sì: sono immersa nella lingua e dovrei assorbire come una spugna, ma purtroppo il cinese va STUDIATO, non è un idioma che si impara per osmosi.
Tanto per dirvi: il cinese è una lingua sillabica e tonale, significa che le parole sono composte da sillabe ben precise e limitate, circa 400, che combinate nei vari toni (alto, ascendente, discendente, discendente-ascendente, neutro) danno circa 2000 sillabe che, come i lego, vengono combinate fra loro per formare tutte le parole. Un esempio: la sillaba “SHI”, in tutti i suoi toni, ha più o meno 46 significati! Per non parlare delle combinazioni con altre sillabe. Un po' difficile da ricordare? Fate voi! Spesso il significato delle parole, nella lingua parlata, viene dedotto dal contesto. Ma se della frase capisci solo tre parole su sette... direi che sei fregato!
Di buono c'è che il cinese non ha declinazioni né coniugazioni. Di strano è che la costruzione della frase ha una logica tutta sua (cosa anche ovvia, dato che non si tratta di una lingua latina).
Insomma: io studio, studio ma mi sembra sempre di essere a un livello molto scarso, anche perché faccio poca pratica.
No, scusa: come fai poca pratica?” direte voi “Abiti in Cina, com'è possibile sta cosa?”
Eeeeh... mica è così facile fare amicizia coi cinesi (questo argomento meriterebbe un post a parte), se mettete che le mamme dell'asilo sono quasi tutte straniere, che le mie poche amiche cinesi parlano italiano o inglese, che instaurare un dialogo in cinese, al punto linguistico in cui sono ora, è pressoché impossibile... tirate da soli le conclusioni.
Potrei scambiare quattro parole coi nonni al parchetto, in effetti: ma a quello ci pensa mia figlia. Dopo poco più di un anno in Cina, la ragazzina sa già parlare così bene che le ayi (bambinaie) dei suoi compagnetti di classe ridono e, indicandomi, dicono: può farti lei da maestra. No comment.

giovedì 19 settembre 2013

VI PRESENTO MOONCAKE

Mi sono resa conto che, sebbene questo sia un sedicente blog cibario, non vi ho mai raccontato nulla di veramente approfondito sulle pietanze tipiche che ho imparato a conoscere durante questo primo anno di permanenza cinese.
E così, visto che oggi qui in Cina si festeggia il “Mid-Autumn Festival” e il cibo che la fa da padrone è la tortina della foto, ho deciso di presentarvela: si chiama Mooncake (torta lunare) ed è un dolcetto dalla tradizione millenaria. Esistono numerose varianti regionali, ma di solito la spessa e sostanziosa pasta racchiude un ripieno composto da pasta di loto o marmellata di fagioli rossi. Alle volte all'interno possiamo trovare due tuorli d'uovo, che rappresentano la luna piena. Alle volte si possono trovare ripieni salati e negli ultimi anni le aziende alimentari hanno creato nuove varianti ripiene persino con prosciutto o gelato.
E' tradizione regalarla a parenti e amici in questa festa di metà autunno (che pressoché coincide con l'equinozio) che ha un significato che io trovo poetico e magico: l'osservazione e il culto della luna. Non è diffusa solo in Cina ma anche negli altri paesi asiatici dove si festeggia il mid-autumn.
La tortina in questione, calorica, dolcissima e piuttosto grassa, va consumata a piccole dosi, accompagnandola con litri di tè verde. Il suo sapore è “cinesissimo”, tanto che alcuni stranieri, assaggiandola, potrebbero storcere il naso (soprattutto se il ripieno, anziché dolce, è composto da carne di manzo secca e aromi piccanti, come è successo a me!)
Comunque vale la pena di assaggiarla, se non altro perché è una cosa tipica del paese che ci ospita (cosa pensereste di uno straniero che vive in Italia e non ha mai assaggiato il panettone?)
Per una descrizione più dettagliata della festa e del dolcetto potete leggere qui.


martedì 17 settembre 2013

ARRABBIARSI IN CINA NON SERVE A NIENTE



Lo dice CICCOLA in uno dei post sul suo recente viaggio in Cina: pur essendo stata in questo grande paese per il periodo relativamente breve di una vacanza, lei ha già imparato questa lezione! C'è gente straniera che ci vive, invece, che questa regola non l'ha ancora metabolizzata. E questo può rendere la vita difficile, molto difficile. Perché se, ad esempio in Italia, alzare la voce e mostrare i muscoli alle volte serve per ottenere un risultato, qua in Cina è vero l'opposto: arrabbiarsi non serve assolutamente a niente. Potresti avere tutte le ragioni del mondo per perdere i gangheri, ma il tuo interlocutore (cinese) continuerebbe a guardarti inespressivo impassibile mentre diventi paonazzo e sta per partirti l'embolo e alla fine la risposta sarebbe sempre la stessa: quella che a te non sta bene. C'è davvero da perderci la salute. E difatti la differenza di pensiero tra est e ovest è uno dei motivi di maggior frustrazione di chi vive e lavora in Asia. Il pensiero cinese non è lineare, ma circolare: per arrivare da A a C non passano solo per la B, ma per tutto l'alfabeto e magari anche all'incontrario. La logica cinese è complessa come gli ideogrammi che identificano le parole scritte. Chi non si adegua, è perduto: il rischio di perdere la pazienza e incominciare a trovare tutto e tutti decisamente insopportabili è elevato. Si potrebbe addirittura cominciare a credere che qui a nessuno funzioni il cervello, in realtà funziona eccome, ma in maniera diversa. Le motivazioni dei comportamenti che, alle volte (spesso) a noi stranieri sembrano bizzarri (se non privi di alcun senso) sono ben precise. Solo che noi non le capiamo. Senza contare che, spesso, i cinesi ragionano come “entità” (tipo i Borg di Star Trek, avete presente?).
E allora che fare? Bisogna sviluppare un approccio alla vita decisamente “zen”, accettare con serenità, non chiedersi troppo il perché delle cose (e soprattutto non chiederselo secondo una logica occidentale). Ed essere pronti a contare fino a dieci(mila) e fare “Ohmmmmm, ohmmmm...”.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...