venerdì 18 settembre 2015

ITALIANI MADE IN CHINA


Non amo molto la televisione. La guardo se qualcun altro in famiglia si prende la briga di accenderla, ma quando non c'è nessuno in casa  nemmeno mi accorgo della sua esistenza e per me potrebbe restare spenta per sempre. Però ultimamente mi sono appassionata ad un reality show della cui esistenza ho scoperto casualmente grazie ad altre amiche ex espatriate in Cina che hanno condiviso la notizia su facebook. E così mi sono vista tutte le puntate, disponibili in differita sul sito del canale TV.

Il reality si chiama “Italiani made in China” ed è stato trasmesso qualche mese fa su un canale del digitale terrestre, racconta la storia di sei ragazzi cinesi, nati in Italia o emigrati nel nostro paese da piccoli, che vengono spediti un mese in Cina a riscoprire le loro radici e la loro cultura.

Alcuni di loro hanno una solida famiglia alle spalle, che ha insegnato loro la tradizione ed i valori della cultura cinese, altri invece hanno avuto una storia familiare difficile ed hanno attraversato non pochi problemi. Poi ce n'è una che ha nome e cognome italiani: è stata adottata da piccola da una famiglia romana e, di conseguenza, si sente italiana al 100%.

E' interessante e divertente vedere come, essendo cresciuti nel nostro paese, i sei ragazzi cinesi di seconda generazione parlino perfettamente l'italiano (anche con la cadenza del posto in cui vivono), si vestano all'italiana (alle volte sconcertando non poco i loro genitori) e adirittura, a volte, non sappiano nemmeno parlare bene il mandarino. Molti di loro hanno lasciato la Cina da piccolissimi e non si ricordano assolutamente nulla di questo sconfinato e complesso paese.

Il loro viaggio inizia a Shanghai, dove la produzione del programma mette loro a disposizione un appartamento. Ecco che allora cercano di far abituare Francesca, la ragazza adottata, a fare colazione “alla cinese” con i noodles, mentre lei vorrebbe mangiare latte e biscotti, oppure si attivano per trovare un lavoretto: come Alessandro che, a Firenze, è cuoco nel ristorante di famiglia e sarebbe molto interessato a fare esperienza in un vero ristorante cinese o Lucia, che in Italia fa la parrucchiera. Alex invece vorrebbe scoprire le origini del Kung Fu tramandato dai figli maschi della sua famiglia, mentre Connie scalpita per rivedere la sua nonna, che l'ha accudita durante i primi anni in Italia per poi tornare in Cina quando lei è diventata grande e che quindi non vede da tantissimi anni.

Tra scoperte e riscoperte, viaggi in pullman per visitare la Cina o cercare parenti quasi dimenticati, momenti divertenti o davvero toccanti, i sei ragazzi cercano di far luce dentro di loro: cosa vogliono per il futuro? Si sentono più cinesi o italiani? Tornerebbero a vivere in Cina?
La risposta non è scontata né facile: si sentono profondamente connessi alla cultura del loro paese ma, contemporaneamente, si sentono anche italiani (nonostante abbiano sperimentato il razzismo da ragazzini e lo abbiano sentito come profondamente ingiusto, nonostante quasi tutti i loro amici in Italia facciano parte della comunità cinese, nonostante tra loro quasi tutti preferiscano l'idea di fidanzarsi con un connazionale).

Ho trovato questa serie divertente, illuminante, ho riso ed ho pianto: mi hanno colpito davvero tantissimo le complesse esperienze alle spalle di questi ragazzi e consiglio la visione a tutti quelli che, per partito preso, non sopportano la presenza degli emigrati cinesi nel nostro paese. Perché capire la diversità di una cultura e la storia alle spalle della gente non te la farà forse amare, ma per lo meno comprendere un po' meglio.

Se siete curiosi, questo è il link per vedere le puntate. Buona visione!


Qui invece trovate la sigla, il remake in cinese di "Sono un italiano" cantata da Toto Cutugno. Dedico questa canzone al mio amico ed ex insegnante di cinese Ciccio, che vive da più di trent'anni in Italia ed ha ottenuto da poco la cittadinanza italiana!





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