martedì 30 aprile 2013

TAMBURI E NUVOLE

Anche qua in Cina il primo maggio è giorno di festa. Di conseguenza, per recuperare, si lavora nel week end precedente! Ecco perché, di sabato, un solerte operaio armato di demolitore, in un appartamento qualche piano più sotto, ci ha svegliato alle otto del mattino facendo un gran fracasso.
Siccome anche molti mariti expat lavoravano nel week end, siccome molte donne erano sole, siccome il nostro papi viaggiante è, tanto per cambiare, viaggiante (un motivo al suo nomignolo ci sarà, no?), siccome anche la domenica il fatidico demolitore ci dava il tormento, ci siamo trasferiti a casa di una nostra amica italiana che abita in un compound poco lontano dal nostro.
Dopo il pranzo e l'immancabile pausa-cartoni sul divano, siamo uscite con i tre bimbi e il cane a fare una passeggiata sul Rainbow walk, in riva al lago, sotto l'ombra del “mutandone”. Mentre camminavamo disquisendo del più e del meno, un ritmo piacevole e dimenticato mi ha solleticato le orecchie: “Bonghi???” mi sono detta. E mi sembrava strano. Non so perché, ma nel mio immaginario non mi vedevo dei cinesi suonare i bonghi. Associo i tamburi ad istinto e passione, due caratteristiche che, per il momento, non noto spiccate nella popolazione asiatica. Difatti il gruppetto di giovani che suonavano nella piazza era composto quasi in prevalenza da stranieri.
Ho condiviso con la mia amica questi pensieri e ci siamo dette che, sì, in effetti i cinesi sono molto “misurati” nelle loro esternazioni. Noi italiani siamo chiassosi e a volte perfino eccessivi, è nel nostro DNA questa goliardica simpatia. E mi sono resa conto che la sensazione di “diversità” che sento è dovuta anche a questo. Le pulsioni degli uomini, ne sono certa, sono le stesse in tutto il mondo. È solo il modo di manifestarle che cambia. Ma a volte un po' di “pepe” mi manca. Come un paio di sere fa: rincasando coi pupi, ho trovato un tassista simpatico, che si è girato a guardarci/sorridendo/ed ha chiacchierato coi bimbi (e quattro parole con me). Sono scesa da quell'auto tutta allegra e credo di aver raccontato l'avvenimento a tutte le mie amiche. Non che di solito siano scortesi, tutt'altro. Ma spesso sembrano piuttosto “indifferenti”.
Tornando a casa dopo questo piacevole pomeriggio domenicale, davanti agli occhi mi si è presentato un altro spettacolo inconsueto nella mia nuova vita cinese: le nuvole nel cielo! Ebbene sì: questa cosa banale alla quale in Italia siamo talmente abituati da non farci più caso qua in Cina è davvero una rarità.
E così, a bocca aperta come un'allocca, ancora con l'emozione dei tamburi nelle orecchie, per qualche secondo ho ammirato il cielo.

venerdì 19 aprile 2013

IL MIO NUOVO GIOCATTOLO


Questo splendido oggetto nella foto è la mia “RICE COOKER” nuova di zecca! Come sapete era un acquisto in lista, che continuamente rimandavo perché non avevo idea di quale tipo scegliere: decine di modelli con altrettante funzioni spesso inutili, commessi incompetenti che non hanno idea di cosa stanno vendendo... se in Italia l'acquisto può essere arduo immaginatevi in Cina!
Per fortuna una mia amica cinese mi è venuta in soccorso: mi ha consigliato un modello e lo ha direttamente ordinato lei on-line (la passione di cinesi ed expat che vivono in Cina per gli acquisti su internet sarà oggetto di un altro post!), mi ha mostrato velocemente come funziona e mi ha dato la sua disponibilità se, durante l'utilizzo, qualche funzione mi fosse risultata oscura.
Questo splendido gioiellino cucina il riso (umido o secco) ma può cucinare anche zuppe, minestre e pietanze al vapore. Ha una funzione di cottura veloce e una di cottura più lunga, può essere programmata fino a 12 ore e tiene in caldo le pietanze. Se mi ci applico bene probabilmente potrò cucinarci lo spezzatino ed il ragù!
Ovviamente l'ho subito provata e, sebbene l'amica mi avesse dato specifiche istruzioni, trovandomi sola davanti ai misteriosi tasti ho avuto un momento di smarrimento. Allora ho scomodato la tecnologia e, tablet alla mano, ho cercato di tradurre le istruzioni con il traduttore automatico:
“funzione di sinistra-riscaldamento (non può essere impostata su appuntamento). Modalità standby, premere il tasto sinistro del riscaldamento, il secondo è senza altre sequenze di tasti, la condizione di lavoro del fornello di riso nella sinistra-riscaldamento. Lavoro dopo il cicalino suona poche luci isolamento acustico, fico in stato di isolamento...”
Chiaro, no?
Mi sa che è meglio scomodare un umano...

sabato 13 aprile 2013

INTERNATIONAL COOKING CLASS



È nata un po' per scherzo, questa iniziativa, quando un'amica francese mi ha chiesto di insegnarle a fare la pizza all'italiana. E così, dopo qualche settimana di consultazioni, abbiamo tirato su un gruppetto di donne del compound interessate alla cosa: italiane, francesi, cinesi e brasiliane! Ogni due settimane organizzeremo, a turno ogni volta nella casa di chi “insegna”, un mini corso di cucina, mostrando ognuna qualcosa di tipico del proprio paese. Abbiamo già fatto la pizza e la quiche lorraine, il prossimo turno sarà quello del tiramisù!
Alla notizia della cosa, molte altre signore hanno chiesto se potevano partecipare: all'inizio abbiamo detto che le iscrizioni erano a numero chiuso (non sapevamo come organizzarci con più di 8 donne nella cucina) poi abbiamo visto che ce la caviamo bene e la prossima volta, con molta probabilità, ci sarà una new entry coreana!
Non ci crederete... ma anche se la cosa è informale e tra amiche, quando capita a te di dover insegnare (e in inglese) come si prepara un piatto ti senti davvero emozionata! E tutte hanno preso molto sul serio il loro ruolo di chef per un giorno: anche se le ricette proposte sono già state cucinate innumerevoli volte, quando è toccato il nostro turno siamo andate tutte su internet per controllare se gli ingredienti e le modalità erano davvero quelle della ricetta “originale”.
Oggi vi posto la ricetta della QUICHE LORRAINE così come ho imparato a farla da una francese doc!

INGREDIENTI:

Per la farcitura:
100 gr di pancetta a dadini (French lardon)
1 cipolla
3 uova
250 gr di panna da cucina
250 ml di latte intero
200 gr di formaggio grattuggiato (tipo gruviera o emmenthal)
sale/noce moscata/pepe q.b.

Per la pasta:
1 tuorlo
125 gr burro
50 ml acqua
(tutto a temperatura ambiente)

250 gr. Farina

In una ciotola versare la farina, fare un buco nel mezzo, mettere un pizzico di sale, il burro spezzettato e lavorare bene con le mani, schiacciando amalgamando bene burro e farina fino a formare come delle briciole. 

Quando è ben mischiato, rifare un buco nel centro, versare l'acqua, il tuorlo e con il dito cominciare a mescolare il tutto. Formare una bella palla, lavorarla un poco con il palmo. Metterla in frigo (3 ore per un risultato ottimale)


Intanto preparare la farcitura: in una padella antiaderente far soffriggere la pancetta a dadini con la cipolla tritata (senza olio né sale). In una ciotola sbattere le tre uova, aggiungere la panna, il latte, una buona grattata di noce moscata, il sale e il pepe. Per ultimo mischiare metà del formaggio.
Togliere la pasta dal frigo almeno mezz'ora prima, poi stenderla col mattarello infarinato in modo da coprire una teglia di ca. 25 cm di diametro. Non dev'essere troppo grossa.


Versare al'interno la pancetta, la farcitura di uova e il resto del formaggio.


Infornare a 180 °C per 35 minuti circa. Lasciar raffreddare un poco prima di gustarla. Si accompagna con un'insalatina in quanto è piatto unico (molto sostanzioso!)


giovedì 11 aprile 2013

NOSTALGIA NOSTALGIA CANAGLIA

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Sempre più spesso la Pupella se ne esce con discorsi del tipo:
"Voglio prendere l'aereo e andare in Italia così posso giocare coi miei amici” oppure “Quando saremo in Italia (in vacanza quest'estate, ndr.) andremo a mangiare le cozze nel ristorantino all'aperto vicino casa, che bello!”
Non sembra anche a voi nostalgia? Pare proprio che questa Cina, che lei nel suo linguaggio infantile (ma non senza tutti i torti) chiama “pianeta” (perché ancora non sa definire paese, stato, continente) non riesca ancora a considerarla “casa”.
E, in questi frangenti, la testa di una mamma parte a mille. Intanto mi stupisco di come una “stropola” di quattro anni possa provare sentimenti così forti verso il suo posto di appartenenza, verso i suoi amichetti, verso le italiche tradizioni. E poi mi chiedo (dato che i nostri programmi di espatriazione non sono a breve termine ma rischiano di essere lunghi, moooolto lunghi) se mai riuscirà a considerare questo contesto internazionale, dove gli amici vanno e vengono, il “suo” posto.
E, ultimo ma non ultimo, mi rendo conto che la bimba, come del resto molti altri expat (adulti), ha “idealizzato” il pensiero della madre patria. Perché noi ci andavamo spesso al parchetto nel paesello, ma di amici ce n'erano davvero pochini, presi com'erano tutti dai mille impegni della vita quotidiana. E spesso ci si ritrovava soli. Quindi, se faccio un confronto tra la vita di un anno fa e questa di adesso, spesso ne esce vincente la Cina. Io, che ho dieci volte la sua età, questi pensieri logici li so fare. Ma lei che è ancora tutta istinto non ne è ovviamente capace. E qualche volta, la sera, piagnucola nel suo lettino perché le manca l'amichetta del cuore.

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