Quest’anno, dato che eravamo in Italia già il 10 dicembre, mi sono fatta venire una splendida idea: perché non far partecipare i bimbi alla scuola in Italia come uditori?
Tre settimane di vacanza. Tre lunghe settimane di vacanza. La scuola internazionale che frequentano i miei figli chiude i battenti presto e io ho calcato la mano, partendo perfino un paio di giorni prima.
Allora, un bel giorno di novembre, mi è venuta una splendida idea: perché non far partecipare i miei figli alla scuola italiana come uditori, quest’anno che avrebbero avuto l’opportunità di frequentare per quasi due settimane piene?
Un paio di telefonate fatte fare dai parenti, un paio di email scambiate con la segreteria, ed eccoci, la mattina di lunedì 12 dicembre, di fronte alla scuola del paese.
Entro nel portone.
“Signora che fa? La scuola inizia alle 8.30 non può entrare!” la bidella è in agguato.
“Oh… ehm… ho appuntamento con la signora della segreteria… dovrei iscrivere…” cerco di spiegare tutta la pappardella.
“Ah, adesso vedo. Ma guardi che oggi c’è sciopero!”
“Sciopero???”
“Sì, può essere che non ci sia scuola.”
“Mamma, cos’è uno sciopero? Perché non c’è scuola?”
E io a spiegare ai miei figli che sciopero vuol dire che non ti va bene qualcosa e allora, per protestare, non lavori.
Per farla breve, riesco a compilare il modulo di iscrizione. E per fortuna quel giorno nessuno dei maestri protesta, sono tutti a scuola. Così saluto i miei figli e li guardo andar via coi nuovi maestri, emozionata come se fosse il primo giorno di scuola. Sono corsa a comprare un astuccio, una matita ed un quaderno da portar loro al volo (non ridete… io sono extracomunitaria e non sapevo servissero… alla scuola internazionale gli danno tutto a scuola) ed ho passato la giornata in ansia: si troveranno bene? Si faranno capire? Si comporteranno bene?
Sono andata a prenderli nel pomeriggio (la scuola del paese è una delle poche nel circondario che fa orario lungo… proprio come in Cina!) ed erano contenti ed entusiasti! E il giorno dopo sono tornati a scuola con la stessa allegra. I maestri li stanno coinvolgendo, fanno fare loro più o meno le stesse cose che fanno gli altri (compiti compresi) e i miei figli sono felici di fare amicizia coi bimbi italiani. Stanno anche imparando le canzoni natalizie che canteranno giovedì, l’ultimo giorno di scuola.
E sapete qual’è la cosa della quale sono più entusiasti? La mensa! La mamma alla quale l'ho raccontato si è messa a ridere (ovviamente la mensa è una delle cose per le quali i genitori si lamentano di più!). Cosa non fa il cibo italiano!
Insomma, se vi capita, fatelo! Se siete espatriati ed avete l’occasione di far fare ai vostri figli un periodo di scuola in Italia, approfittatene! Confesso che alcune amiche expat che avevano già fatto l’esperienza me l’avevano sconsigliata (“si annoieranno da morire!” dicevano) ma non per tutti è uguale e per fortuna nel mio caso si sta rivelando un’avventura bellissima.
E io mi godo un paio di settimane di vita da paese: porto i bimbi a scuola, faccio quattro chiacchiere con le mamme (che sono le stesse che conoscevo al nido, pensate un po’!), faccio un po’ di spesa, chiacchiero con la vicina, porto il piccolo DongSheng a fare una passeggiata per fargli fare il riposino, mi riprendo i figli a scuola.
“Ti piace perché è una cosa temporanea!” mi ha detto un mio amico “Ma qui nel profondo nord est la vita è provinciale… non c’è nulla da fare, nulla di nuovo, tutto statico.”
Sì… forse me la sto godendo perché è temporanea, perché sembra una specie di reality show e so che tra poco tornerò tra le mille luci di Suzhou. Però vi devo dire che fa bene al cuore!
Buon Natale a tutti!