martedì 8 ottobre 2013

TIFONE E BISCOTTI


Il modo migliore per rischiare una crisi di nervi è mettersi a fare i biscotti con due bimbi di cinque e tre anni. Lo so, l'ho provato più volte. Eppure ci ricasco sempre. Ma che mai si può fare in un lungo pomeriggio piovoso? E non pioggia qualsiasi: imperversa nientepopodimeno che il tifone, e si chiama Fitow e qui trovate la sua descrizione.
Piove ininterrottamente da giorni, e per pioggia intendo quella vera, a secchiate! E soffia vento forte. Le gocce battono di traverso sulle finestre, si infilano nei scadenti serramenti e riempiono i davanzali d'acqua. L'umidità è al 90% e tutto in casa è bagnato e appiccicoso.
Senza contare che, nella stanza della lavanderia, dove passa la grondaia del palazzo, ho una splendida perdita d'acqua. Non da oggi, da un mese. Ogni volta che piove ricompare. Già segnalata. Non ancora riparata (in compenso in questi mesi mi hanno riparato numerosi altri danni dovuti a perdite dal tetto: forse è meglio non abitare all'ultimo piano in questi splendidi building cinesi?)
Comunque oggi, col tifone, con la pioggia, col vento, alle otto di sera si sono resi conto che forse questo diluvio avrebbe fatto ulteriori danni e mi sono ritrovata in casa una frotta di giovanotti del management office che zompettavano per casa facendo foto e lasciandomi i segni dei calzini bagnati a terra (perché, sì, qua in Asia si usa togliere le scarpe prima di entrare in casa, ma fuori pioveva talmente tanto che loro erano inzuppati fino alle ossa).
L'ultimo si è trattenuto giusto il tempo per fare una bella chiacchierata tra sordi: lui con due parole di inglese e io con tre di cinese (ma che, al solito, non capivo una cippa di quello che lui cercava di spiegarmi).
Alla fine riesce a smanettare col traduttore del telefonino e mi mostra:
“Our repairman will come later”
Later? Quando? Jintian? Mingtian? Chiedo. Lui mi risponde “Yes”. È tipico dei cinesi rispondere sì o no ad una domanda nella quale offri due scelte. Se ti chiedo oggi o domani, mi spieghi che cavolo vuol dire “sì”? Resto con l'idea che il repaiman deve arrivare più tardi, anche se mi chiedo: è da un mese che dovete sistemare il tetto, proprio in una notte buia e tempestosa con Fitow che la fa da padrone dovevate svegliarvi? E poi non so perché ma l'idea di un repairman che mi deve arrivare in casa alle nove della sera, mentre fuori ulula il vento e sono sola coi bimbi (ancora da lavare e pigiamare, per inciso) ha un che di inquietante.
Come volevasi dimostrare, mentre sto lavando il Torello bussano alla porta. Sono repairman anziano e repairman pù giovane (arrivano sempre in due, come i carabinieri). Repairman anziano entra in casa e va a vedere la perdita (puzza di fumo e così oltre ai segni dei calzini ora ho anche l'olezzo di sigaretta che ristagna nell'aria umida).
Vanno sul tetto con una cassettina degli attrezzi e a me vien da ridere (o da piangere). Col buio? Col vento? Con la pioggia? Mi prendete in giro?
Ma del fatto che in Cina non serve arrabbiarsi ho già parlato qui; non ero stata in grado allora di trovare un esempio: ecco, questo è uno dei tanti esempi.
Se ne vanno dicendomi qualcosa riguardo a “domani”. Boh! Verranno a riparare domani? Ormai non ci credo quasi più.
Prima di andare a letto, con orrore, scopro una nuova chiazza di umido in uno dei posti più improbabili della casa, vicino alla porta d'ingresso (parete che in teoria non confina con l'esterno).
Le vie delle perdite d'acqua sono infinite. Come la pazienza degli inquilini italiani.

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