mercoledì 21 ottobre 2015

OSPEDALE CINESE PARTE PRIMA


Sono emozionata quando entro nel taxi e dico all’autista di portarmi al Kowloon Hospital, che in cinese si dice Jiu Long Yi Yuan (e ovviamente il tassista non mi capisce e devo ripetere la destinazione mille volte… ma in nove mesi avrò tempo di imparare a pronunciarlo alla perfezione!).
Io e il Papi Viaggiante andiamo dritti al secondo piano, dove sappiamo essere il “VIP”. 
Mi avvicino al bancone dietro al quale stazionano alcune giovani infermiere biancovestite e, timidamente, dico che sono incinta.
“Del mio terzo figlio!” aggiungo in fretta, convinta che questo possa giustificare in parte i miei capelli striati di grigio e le rughette intorno agli occhi: come ho già detto, il fatto di essere una gravida ultraquarantenne (cosa che in Italia non mi farebbe batter ciglio) qua in Cina mi fa sentire un po’ troppo fuori dal coro (e, come leggerete, in ospedale non mancheranno mai di farmi sentire ancora più vetusta).
“Signora, noi cominciamo le visite dopo la dodicesima settimana!” mi dice l’infermiera, dandomi un foglio di carta con tutto il calendario delle visite, settimana per settimana, scritto in inglese.
“Ah… OK…” rispondo perplessa. In Italia ti fanno l’eco già a sei settimane… 
Torniamo a casa con le nostre belle cartuzze: il calendario degli esami da fare, il numero di telefono da chiamare tra qualche settimana, quando prenoterò la mia prima visita, un preventivo dei costi di visite prenatali e parto (che risulta essere un decimo rispetto a quello che mi sarebbe costata la clinica di Shanghai).

A casa facciamo brainstorming: il costo dell’ospedale è accessibile, se alla prima visita l’impressione sarà buona possiamo pensare di portare avanti la gravidanza e partorire in Cina! Decidiamo anche che, visto che in luglio sarò già di sette mesi, la vacanza italiana per quest’estate salta e che trascorreremo le ferie a Suzhou (ipotesi che mi terrorizza ma che alla fine si rivelerà non essere così traumatizzante).

Non mi resta che aspettare che passi il fatidico primo trimestre di gravidanza, dopo il quale potrò finalmente vedere un dottore. Meno male che è il terzo figlio, penso, altrimenti a quest’ora sarei coi capelli dritti dall’ansia! Invece io mi sento tranquilla e, nel frattempo, andiamo anche in vacanza a Singapore. Mi va di lusso, visto che appena tornati iniziano le nausee… 
“Se hai le nausee vuol dire che la gravidanza procede bene!” mi diceva la mia ginecologa. Eccheculo! Mi dico io, pensando a tutte le mie amiche che hanno avuto gravidanze perfette pur senza aver mai avuto un minimo disturbo di stomaco.

Tra un panino al burro e una lattina di coca cola (uniche cose che riesco a mangiare e bere senza dover correre ad abbracciare la tazza del WC), una crisi e un momento di sconforto, le settimane passano e finalmente arriva il momento di chiamare per fissare la prima visita…

venerdì 16 ottobre 2015

IO DI NUOVO INCINTA

Me lo sento. Qualcosa sta succedendo lì dentro. Devo andare a cercare un test di gravidanza...
Passo davanti alla farmacia ma non ho il coraggio di entrare e provare a chiedere... qua in Cina alla mia età sono già nonne e, scioccamente, mi vergogno. Poi entro al Mannings, una catena che vende articoli per l'igiene personale, creme, prodotti di bellezza. E sono fortunata: ho addirittura cinque tipi di test da poter scegliere, perfino quello che ti dice a che settimana sei. Non mi serve: so benissimo a che settimana sono (anche perché ogni minuto che passa sono più convinta di essere davvero incinta!).
Pago facendo finta di niente, infilo velocemente la confezione in borsetta e corro a casa. Dopo un primo minuto di incertezza del test, che mi fa pensare “Fiuù l'ho scampata bella!” una sottile lineetta compare. Sarà pure sottile, ma indubbiamente c'è.
“Guarda che sei proprio incinta!” mi dice mio marito. E mi guarda con una faccia misto tra commosso, pesce lesso e stupefatto.
“Sono contento!” mi dice, e manca poco che si metta a saltellare per la casa. Io invece sono caduta dalle nuvole (e mi sono fatta pure male!) e mi devo riprendere: devo raccattare tutti i pensieri che sono schizzati in un caos amorfo nel mio cervello e riprogrammare nuovamente tutta la mia vita intorno a questa nuova vita che mi ha preso di sorpresa, ma che indubbiamente mi sento già di amare.
Io di nuovo incinta. Del terzo figlio. A quarantadue anni. È decisamente una notizia da metabolizzare.

Se fossi in Italia, a quest’ora sarei già al telefono a chiamare la mia ginecologa. Ma sono in Cina… nessun dottore di fiducia da poter contattare al volo.

Mi incollo ad internet e vado a vedere i siti delle più famose cliniche di Shanghai… il prezzo di un parto è proibitivo! La copertura assicurativa per la maternità di solito è un pacchetto a parte, non compreso nei piani standard. La fai se proprio stai programmando un figlio, anche perché bisogna far passare il cosiddetto “periodo di latenza”, ovvero un lasso di tempo (variabile a seconda delle compagnie assicurative, può essere di mesi o più di un anno) nel quale, dopo aver firmato la polizza, non puoi restare in dolce attesa pena l’esclusione della copertura. Noi non programmavamo proprio un bel niente, quindi (ovviamente) la copertura per maternità l’avevamo scartata a priori. 

Mi metto a scribacchiare una sorta di diagramma di flusso con le varie possibilità: potrei tornare in Italia a partorire e non sarebbe male avere il mio ospedale conosciuto, la famiglia vicino, la mia casa comoda. Ma quest’anno la Pupella comincia la Primary School, come faccio a sradicarla per sei mesi proprio in un momento così cruciale? Dovrei iscriverla alla scuola italiana e poi, quando torniamo qua dopo il parto, farla cambiare di nuovo? Troppo complicato, troppi cambiamenti. Il Papi se ne esce con una proposta: tu vai in Italia a partorire e io sto qua coi bimbi. Aaaargh! Mi si stringe il cuore alla sola idea: la mia indole di mamma italiana si ribella con tutta se stessa a questa ipotesi.

Un’altra possibilità sarebbe quella di partorire in un ospedale cinese, qui a Suzhou: vicino a casa mia ce n’è uno conosciuto dagli stranieri, nel quale c’è una “sezione VIP” dove parlano inglese, si chiama Kowloon Hospital e forse sarebbe il caso di prendere qualche informazione, vedere i costi e, soprattutto, andare a dare un’occhiata per avere una prima impressione. Vado a vedere il sito, ma l’unica pagina in inglese spiega davvero poco. Mando una mail, ma dopo parecchi giorni non ho ancora ricevuto risposta. L’unica è andare di persona. Intanto sono già all’ottava settimana…

lunedì 12 ottobre 2015

BENVENUTO DONGSHENG, SORPRESA DELLA CINA!


L'ho scritto tante volte sulle pagine di questo blog: l'espatrio in Cina mi ha dato tanto.
Ma quello che non mi sarei aspettata da questa esperieza è la  nuova vita che mi ha colto di sorpresa ed ha deciso, in perfetta autonomia, che voleva scendere su questa terra e nascere nel Celeste Impero.
Non ne ho avevo ancora scritto nulla sul blog, per una sorta di scaramanzia, riservatezza, pudore.
Ma ora che è nato, che è qui accanto a me e dorme nella sua culletta posso dirlo: benvenuto piccolo, terzo tesoro della famiglia, che su queste pagine chiamerò col suo nome cinese, Dongsheng, che significa cresciuto in oriente. 
Ho concepito, portato per nove mesi e partorito il mio terzo figlio in Cina. Per certi versi è stata un’avventura ed ora che sono tranquilla, che la gravidanza è trascorsa senza intoppi, che durante il parto tutto è andato liscio posso riprendere il computer in mano e scrivere, condividere con voi i momenti (alle volte esilaranti) di questo periodo così particolare. Vorrei raccontare di come viene vissuta una gravidanza in Cina, di come mi sia sentita vecchia ad avere un figlio dopo i quarant’anni in un paese dove le donne della mia età sono già nonne, della nostra scelta di partorire in un ospedale cinese anziché in una scintillante clinica a Shanghai… e tante altre cose. Se vi va, restate sintonizzati. Per me raccontare gli aneddoti di questa gravidanza sul blog sarà come fare un dono a Dongsheng, ma contemporaneamente spero di riuscire a strapparvi una risata (o una lacrimuccia). Tra una poppata e l’altra, sul computer nuovo di zecca che il Papi Viaggiante mi ha regalato dopo la nascita (sì lo so… altri mariti regalano parure di gioielli, ma io sinceramente non li metterei mai e il computer mi è molto più utile!) sto imbastendo la trama di questa nuova storia…


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