Quest'estate niente fuga in Italia, per noi: la trascorreremo a Suzhou. Idea che, all'inizio, ci terrorizzava: risuonavano nella nostra mente racconti di giornate torride, nelle quali non puoi fare altro che restare in casa col condizionatore acceso, in totale (o quasi) solitudine dato che durante le ferie quasi tutti gli stranieri tornano in madrepatria. E poi mi ricordavo la mia prima volta qui: era il luglio 2012 ed eravamo venuti io e il Papi viaggiante da soli, per fare un giro di ricognizione e cercare casa. Rammento che, arrivata dall'Italia e quindi non abituata al clima della zona, avevo davvero sofferto la calura: a turno io e il maritino ci eravamo sentiti male in strada, costretti a bere una bibita fresca e stazionare in un bar coi piedi alzati o, peggio, sedersi sul primo gradino di Shanghai per cercare di recuperare il fiato.
Dunque, come dicevo, ero un po' preoccupata. Ho cercato di correre ai ripari: ho iscritto i bambini al centro estivo del loro asilo, così almeno luglio è coperto (immaginare di tenerli in casa praticamente tutto il giorno, mentre fuori ci sono 40 gradi umidi, era un'idea che mi atterriva!). In agosto faremo un po' di ferie assieme al Papi e poi con metà mese i pargoli cominciano già la nuova scuola, le vacanze sono davvero brevi in effetti.
Ma, complice un inizio luglio piovoso, le temperature per ora non sono così insopportabili, anzi spesso soffia un venticello che permette di star fuori senza sudare.
Devo confessare che la prima settimana di luglio, quando anche gli ultimi ritardatari se ne sono andati, la sensazione di “abbandono” è stata forte: sembrava di essere gli unici rimasti! Ma poi ci siamo ripresi: non siamo poi così soli! Un paio di amici sono ancora a Suzhou e molti mariti hanno trascorso solo un paio di settimane in terra natia ed ora sono di ritorno. E poi ci sono i bambini cinesi, coi quali ormai i miei figli giocano senza problemi, dato che possono comunicare in mandarino (che invidia!).
E così, mi ritrovo a godere dell'atmosfera estiva del compound: la mattina accompagno i bambini alla fermata dello scuolabus (ormai deserta: non ci sono più le decine di pullman granturismo che portano i ragazzi nelle varie scuole internazionali!), poi vado a fare un po' di spesa e magari mi accomodo sulle sedie in pseudovimini della panetteria-caffè, assaporando una quiete inconsueta ma molto piacevole.
Tornare a casa poi coi capelli bagnati e la palla gonfiabile in mano sa proprio di vacanza e le stradette del compound sembrano quasi quelle di Grado o Bibione! (di cosa è capace la fantasia, eh?)