Lo dice
CICCOLA in uno dei
post sul suo recente viaggio in Cina: pur essendo stata in
questo grande paese per il periodo relativamente breve di una
vacanza, lei ha già imparato questa lezione! C'è gente straniera
che ci vive, invece, che questa regola non l'ha ancora metabolizzata.
E questo può rendere la vita difficile, molto difficile. Perché se,
ad esempio in Italia, alzare la voce e mostrare i muscoli alle volte
serve per ottenere un risultato, qua in Cina è vero l'opposto:
arrabbiarsi non serve assolutamente a niente. Potresti avere tutte le
ragioni del mondo per perdere i gangheri, ma il tuo interlocutore
(cinese) continuerebbe a guardarti
inespressivo impassibile mentre
diventi paonazzo e sta per partirti l'embolo e alla fine la risposta
sarebbe sempre la stessa: quella che a te non sta bene. C'è davvero
da perderci la salute. E difatti la differenza di pensiero tra est e
ovest è uno dei motivi di maggior frustrazione di chi vive e lavora
in Asia. Il pensiero cinese non è lineare, ma circolare: per
arrivare da A a C non passano solo per la B, ma per tutto l'alfabeto
e magari anche all'incontrario. La logica cinese è complessa come
gli ideogrammi che identificano le parole scritte. Chi non si adegua,
è perduto: il rischio di perdere la pazienza e incominciare a
trovare tutto e tutti decisamente insopportabili è elevato. Si
potrebbe addirittura cominciare a credere che qui a nessuno funzioni
il cervello, in realtà funziona eccome, ma in maniera diversa. Le
motivazioni dei comportamenti che, alle volte (spesso) a noi
stranieri sembrano bizzarri (se non privi di alcun senso) sono ben
precise. Solo che noi non le capiamo. Senza contare che, spesso, i
cinesi ragionano come “entità” (tipo i Borg di Star Trek, avete
presente?).
E allora che fare?
Bisogna sviluppare un approccio alla vita decisamente “zen”,
accettare con serenità, non chiedersi troppo il perché delle cose
(e soprattutto non chiederselo secondo una logica occidentale). Ed
essere pronti a contare fino a dieci(mila) e fare “Ohmmmmm,
ohmmmm...”.