lunedì 13 giugno 2016

DEL RINCORRERE I SOGNI (IN ESPATRIO)

Rincorrere i propri sogni… è qualcosa che tutti vorrebbero fare, vero? E invece alle volte è così maledettamente difficile… vi svelo perchè, in un mare di ostacoli veri o presunti, è stato proprio l’espatrio a darmi la spinta giusta.

dream


Non nasciamo spenti. Lo diventiamo a poco a poco, dopo una vita di compromessi, scuse e rinunce. Da bambini, da ragazzi, avevamo gli occhi vivaci e tanti sogni. Che fine fanno poi quei sogni? Vengono sommersi da obblighi, doveri, scelte sbagliate (o peggio non scelte), sacrosanto desiderio di una vita “normale” che ti porta a fare un mutuo e diventare schiavo del tuo lavoro, privato di ogni briciola di tempo libero, e, diciamocela tutta, pure un po’ rassegnato.

Il mio sogno era quello di scrivere, di diventare un giorno una scrittrice. Invece sono diventata ragioniera, questo lo sapete già se mi seguite (amo molto definirmi ex contabile, in quella piccola parola, ex, ci sta un grande significato per me). E il sogno è stato messo da parte. Non è che non ci fosse la possibilità di inseguirlo: ma erano troppi i timori, troppe le paure, il terreno delle scuse era fertile e pronto. E allora facciamola finita: rinunciamo! Ma quel pensiero resta sempre sepolto sotto cumuli di giustificazioni, come se fosse conficcato nel cervello. E fa male.

Poi succede qualcosa. Nel mio caso per fortuna nulla di catastrofico: solo un espatrio. Ma il fatto di essere andata a vivere all’estero, e per giunta in un paese così lontano e diverso come la Cina, è stato un tale scossone che ha ridimensionato la mia vita intera. 

Perché è stato l’espatrio il catalizzatore di questo processo?

Perché vivere all’estero mi ha costretta a scendere a patti con le mie paure, fare esperienze che in patria mi sarei negata. Ho dovuto metterci la faccia, senza scuse, senza ma e senza se. In Italia non l’avrei mai fatto, cullata com’ero nella comoda routine della mia sicurezza. Magari piena di rimpianti, ma sicura e al calduccio. In espatrio le sicurezze sono tutte vacillate, le scuse non esistevano più. Senza contare che mi sono ritrovata anche con un bel po’ di tempo libero. Non mi è rimasto altro che mettermi in gioco.

Racconta Astrid, una delle protagoniste del libro:

“Quando preparava il trasferimento in Cina, diverse volte si era sentita come sull’orlo di un abisso, a dover fare cose completamente nuove e senza aver nessuna sicurezza che tutto sarebbe andato bene. (…) Ma ora si rendeva conto che affrontare tutte quelle novità, assumersi tutti quei rischi l’aveva resa capace di compiere azioni che, fino a pochi mesi prima, avrebbe considerato totalmente estranee al suo modo di essere.”

Ed eccomi qua. Un libro pubblicato! Il sogno di una vita. Certo, il cammino è ancora lungo: non bastano duecento pagine di trama a far di me una scrittrice, non è sufficiente un libro per vivere di scrittura. Ma è un inizio, un puntino messo su quella i che lo attendeva da troppo tempo.

Scrivere il libro è stata la parte meno difficile: l’impegno vero è stata la promozione! Buttarsi a capofitto in un campo per me sconosciuto, cercando di fare del mio meglio per far conoscere il libro senza diventare una fastidiosa e rompiscatole venditrice di aspirapolveri. Se ci sono riuscita ancora non lo so, ma ho già avuto molte soddisfazioni: la prima di tutte l’esser andata dritta dritta incontro alle mie paure, averle sfidate, esserci passata attraverso ed essermi resa conto che non erano poi così tremende come me le figuravo.

Ho ricevuto alcuni no e qualche porta sbattuta in faccia, ma ho trovato anche persone sorridenti e disponibili a saperne qualcosa di più su quest’autrice esordiente e sconosciuta. 

Avevo tanta paura prima di pubblicare il libro: paura che non piacesse (beh questo è successo e succederà ancora, perché per fortuna l’apprezzamento o meno di un romanzo è qualcosa di squisitamente soggettivo), paura di parlarne, paura di farlo conoscere, paura di svelare troppo di me stessa. Pian piano ho affrontato ogni timore e l’ho sconfitto. L’ultimo, forse il più grande, quello di parlare in pubblico: invece le presentazioni fatte finora sono state un momento piacevolissimo di condivisione e scambio e, nonostante l’emozione, posso dire di essermela cavata bene! 

presentazione prezzemolo e cilantro
Eccomi a parlare in pubblico: chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscita a farlo con spigliatezza?


La cosa più bella? Sentirmi dire che sono riuscita a mettere nero su bianco le sensazioni delle donne espatriate in Cina, a raccontare le emozioni che prima o poi tutte provano, e a farlo in modo leggero e piacevole. Questi apprezzamenti sono decisamente la mia soddisfazione più grande, mi sento di essere riuscita nel mio intento e sono davvero felice che in molte si siano immedesimate in quello che ho scritto.

Indipendentemente dal risultato che otterrò, questa avventura è già stata per me un successo: prima di tutto una vittoria sulla me stessa sempre poco convinta di se stessa. 
E non avrò più costantemente quella vocina carica di rimpianto che mi sussurra in testa: "Se solo avessi provato a farlo..."

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