martedì 24 luglio 2018

CINA: LA VALIGIA DELL'EXPAT

Ci sono cose che si possono portare in valigia, come il Grana Padano o il caffè. Ed altre che non è possibile portarsi dietro, anche se vorremmo tanto.


Se potessi, oltre alla scorta di cibo che cosa metterei nella mia valigia ogni volta che dall’Italia torno in Cina?


L’IRONIA e l’umorismo. In Cina mancano completamente, come del resto credo in gran parte dell’Asia: il senso dell’umorismo come lo intendiamo noi non appartiene a questa parte di mondo. In valigia mi porterei la battuta sagace, il doppio senso ironico, l’occhiata maliziosa degli italiani. 

Le NUVOLE: cirri, cumuli, stratocumuli e cumulonembi, il cielo italiano possiede una quantità di nuvole soffici, bianche e meravigliose che in Cina mi sogno. E poi il cielo blu: solo da quando vivo a Suzhou mi rendo conto di quanto lo diamo per scontato. Giornate limpide e luminose che noi non notiamo nemmeno, quando invece in Cina un cielo blu diventa immediatamente protagonista di mille foto sui social. Per non parlare dei tramonti rosa!

Il mio angolo di GIARDINO: ecco, è questo.


Mi siedo sul portico a sorseggiare un caffè o un bicchiere di vino (a seconda dell’orario!) e lascio che gli occhi vaghino su questa meravigliosa distesa di colori rilassanti e rinvigorenti. Quanto mi manca quest’angolo quando sono nell'appartamento di Suzhou! 

L’ATMOSFERA di casa mia. Forse perché ce la siamo costruita noi come la volevamo ed è proprio mia, ma l’atmosfera della dimora in madrepatria non ha eguali. In Cina vivo in affitto, in un appartamento che ho scelto con il cervello e non con il cuore. Spesso lo detesto: lì dentro cambierei tutto se potessi. E allora, anche quando sono a casa, mi sento poco a casa. L’atmosfera raccolta, calda, avvolgente del mio nido italiano mi manca molto e vorrei poterla ricreare. Ci riuscirò?

Il frinire dei GRILLI di notte. I grilli nelle campagne del nord est italiano accompagnano le serate con un sottofondo leggero, costante ed ipnotico che concilia il riposo. Le cicale di Suzhou invece fanno un altro verso, più acuto, più rumoroso. Eseguono il loro concerto nei cespugli dell’ampio giardino condominiale dalle cinque del pomeriggio, quando il sole fa nascondino dietro i palazzi e i raggi sono meno intensi. Ma di notte smettono, o almeno io non le sento, dato che vivo al ventiseiesimo piano e d’estate spesso le finestre le teniamo chiuse, perché il caldo ci obbliga a vivere con il condizionatore acceso.

L’amico che è PER SEMPRE. Quelle amicizie che ti ritrovi ogni estate, qualsiasi cosa succeda, e chiacchieri per ore come se ti fossi visto ieri, perché ti conosci da una vita. Nell’esperienza expat gli amici sono drammaticamente destinati a dirti addio: la scadenza di un contratto, un improvviso cambio di città, un nuovo lavoro, un rimpatrio inaspettato. Sono amicizie a tempo determinato e spesso sei cosciente che non ti rivedrai più. Fa soffrire ogni volta, il callo non ce lo si fa. E ogni persona nuova che conosci, sai che sarà solo per un periodo perché, inevitabilmente, presto o tardi vi saluterete.

Ma poi penso, me le porterei davvero tutte queste cose nel mio bagaglio? Non è entusiasmante proprio il fatto che Cina ed Italia sono diverse ed ognuna di loro possiede qualcosa che l’altra non ha? Non è forse questa struggente nostalgia di caratteristiche peculiari, di odori, sapori e panorami che appartengono inestricabilmente ad un luogo o all’altro a rendere la vita dell’expat così poetica e ricca di emozioni?

Questo post fa parte del progetto condiviso “La valigia dell’Expat”, nel quale diverse blogger espatriate nel mondo hanno scritto sullo stesso tema. Ognuna di loro racconta, in maniera ironica oppure informativa, che cosa si sarebbe portata in valigia se solo avesse saputo che… Andate a sbirciare i loro blog!











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