mercoledì 2 ottobre 2013

SHANGHAI SURPRISE




Ve lo ricordate quel film con Madonna? Probabilmente no, perché fu un flop. Eppure quando lo vidi io rimasi affascinata dall'atmosfera di Shanghai che sapeva evocare (anche se era ambientato negli anni trenta). Come mi affascinarono le foto di questa incredibile megalopoli che mio marito, ormai più di dieci anni fa, portò quando tornò a casa dal suo primo viaggio di lavoro in Cina. Chi l'avrebbe mai detto che, anni dopo, avrei vissuto a pochi chilometri dall'ombelico del mondo?
Shanghai conta 23.710.000 abitanti ed è vasta 6340 kmq, con una densità di popolazione di 3700 ab/kmq; tanto per fare un confronto il Friuli-Venezia Giulia (la mia regione) su una superficie di 7845 kmq, conta 1.221.860 abitanti (155 ab/kmq).
Shanghai è moderna in maniera sfacciata eppure, sebbene si sia rifatta il trucco, resta profondamente cinese. Dopo cinque minuti che eravamo usciti dalla metropolitana avevo già gli occhi pieni di incredibili immagini: una folla di signori e signore in età che, alle 9 del mattino, ballavano in strada nello spiazzo di fronte al Football Stadium, chi con le spade, chi coi tamburi tradizionali, in ogni caso tutti con la musica a palla. Oppure il parchetto nel quale i vecchietti portano a “passeggio” gli uccellini in gabbia (stupefacente sentire quel forte cinguettio che i rumori della città non riescono a sovrastare).
Shanghai è caotica, affollata e rumorosa: dopo il breve viaggio in treno e la tratta in metro per arrivare all'albergo io ero già stanca. Ed era appena l'inizio del nostro peregrinare! Prima tappa la banca, dove il Papi doveva svolgere delle commissioni di lavoro. Per somma fortuna di fronte alla filiale si trova un Costa Coffee dove ho potuto dare merenda ai bimbi (e bermi un cappuccino). Stavolta sono stata previdente e mi sono portata un aggeggio molto utile: il tablet! Sono così riuscita a far trascorrere i 45 minuti di attesa in modo abbastanza piacevole, evitando che il Torello distrugga il bar o si catapulti in strada.
Finalmente il Papi torna: manca una carta e bisogna andare nell'ufficio dell'agenzia che ci aiuta per il visto. Decidiamo che io mi fermerò coi bimbi in un parchetto là vicino (per fortuna la Cina pullula di questi piccoli luna-park per bambini) per non sobbarcarli di un altro, inutile giro in metrò e il Papi andrà da solo a recuperare il documento. Giusto il tempo di nascondermi dietro una siepe e cambiare da capo a piedi il Torello che mi ha deliziato con un abbondante produzione (il potty training, nonostante sia da mesi senza il pannolino, sa a mala pena cos'è) e il Papi è di ritorno.
Altra corsa in metropolitana: entriamo nel palazzo dell'ufficio visti che è mezzodì e abbiamo cinquanta persone davanti. Sono tutti in pausa pranzo e solo due sportelli sono operativi. Ottimo.
Dopo una lunga attesa per fortuna passata senza traumi (ancora una volta mi benedico per aver avuto l'idea di portare il tablet) è il nostro turno. La poliziotta che ci capita è una rompib**** di prima categoria: non le va bene niente e spulcia attentamente ogni carta. Verdetto:
  • manca un timbro su un documento
  • il visto te lo diamo solo per tre mesi
Coooosaaaa???
Accantoniamo per un momento la questione dei tre mesi e ci fiondiamo al recupero del timbro mancante. Per fortuna non è ora di punta e il tassista sceglie le scorciatoie migliori: a Shanghai gli spostamenti non sono veloci e noi abbiamo ancora poco tempo, dato che l'ufficio chiude alle 17.00.
Riesco a dire al tassista che ci aspetti mentre ci facciamo mettere sto benedetto timbro e torniamo svelti agli uffici. Troppo svelti, forse: il tassista, svoltando a destra, prende in pieno il marciapiedi e sventra la ruota posteriore. Si deve fermare a cambiarla. Non ci posso credere! Nella mia testa risuonano, facendo a pugni tra loro, il mantra di Louise Hay “nel mio mondo va tutto per il meglio” e la canzone di ManuChao “Clandestino”!
Per fortuna il nostro autista è veloce anche nel cambio pneumatico. Ricomincia la marcia ed io ho perfino lo spirito di fotografare un po' di palazzi, con lo sfondo di un cielo inusitatamente azzurro.

Alla fine ce la facciamo: arriviamo in tempo e allo sportello ci capita un uomo che, come tutti gli uomini del mondo, è molto più rilassato e di farci questioni non gliene può fregar di meno (difatti nemmeno ci menziona la faccenda dei tre mesi).
Ora possiamo tornare in albergo a riposarci!
Ormai è ora di punta, il nuovo tassista è meno sportivo dell'altro e sceglie una trafficatissima sopraelevata, per tornare all'albergo ci mettiamo quasi un'ora. I miei piedi, che oggi ho costretto nelle scarpe chiuse, chiedono pietà. Vorrei mettermi a urlare, piangere e sbuffare ma di fronte ai bimbi devo mantenere un contegno e così sopporto in silenzio la noia, il caldo, la fame crescente, la radio del tassista e le canzoncine della Pupella, intervallate da telefonate di lavoro del Papi. Sogno il momento nel quale accenderò la tivù sul canale dei cartoni (e i bimbi, automaticamente, si spegneranno lasciandomi libera di riposare una mezzoretta).
Ecco... i cartoni. Una volta in stanza comincio a smanettare coi telecomandi (in cinese) ma niente: non funziona. Dato che il Papi non c'è (è tornato in banca a finire le sue commissioni) mi vedo costretta a chiamare la reception per farmi aiutare. Morale: dobbiamo cambiare stanza perché in quella la televisione è guasta. No, giuro: uno scrittore sadico avrebbe avuto meno fantasia ad inventare sta sequela di piccole disavventure.
Per finire in bellezza, la pizza della cena (nella foto): solo all'estero si sognerebbero di mettere la senape sulla farcitura ai wurstel! E noi che abbiamo scelto la pizzeria “così i bimbi mangiano di sicuro senza fare storie”! Ovviamente non l'hanno nemmeno toccata.
Però l'epilogo della serata ci ha riscattato di tutte le fatiche: una passeggiata nella zona più famosa di Pudong, dove sorgono alcuni dei palazzi più spettacolari del mondo.
Che meraviglia! Shanghai non smette davvero di stupirmi.
 

Tutti come matti per fotografare il Torello




Uno stupefacente veliero solca le acque dello HuangPu


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