Decidere di portare avanti una gravidanza e partorire all’estero è una scelta che mette un po’ di timore: e se va storto qualcosa? Con chi parlo, dove vado, che faccio?
Io ho parlato chiaro col buon Dio: ho altri due figli e sono lontana migliaia di chilometri dal resto della famiglia, il Papi Viaggiante è sempre in giro e quindi durante questa gravidanza DEVE ANDARE TUTTO LISCIO!
Ringrazio il Signore che ha esaudito la mia preghiera: ho avuto una gravidanza normale, tranquilla, senza intoppi.Ho trascorso l’estate a Suzhou, ma non è stato poi tanto brutto.
Le visite all’ospedale si sono susseguite senza particolari problemi di comunicazione, nonostante tutto venisse filtrato dalla traduzione dell’infermiera VIP (e ho ringraziato il cielo di essere una mamma già esperta… le informazioni che ho ricevuto erano davvero col contagoccie e se fosse stato il primo figlio mi sarei agitata da morire!).
Mi hanno fatto sentire sempre più vecchia, dato che ogni piccolo disturbo che lamentavo pareva essere “because of your age”!
“Because of my age” mi hanno anche fatto il test del DNA, che non è per accertarsi della reale paternità del pargolo, ma per indagare eventuali malattie cromosomiche: ho evitato esami invasivi come l’amniocentesi e con un semplice esame del sangue mi sono tolta un pensiero!
“Because of my age” (ma non solo per quello, anche per una serie infinita di motivi che non ho ben capito) mi hanno proibito di andare in piscina dopo la 28a settimana. Io, che a causa del mal di schiena non riuscivo a camminare a lungo (ah, ovviamente anche il mal di schiena era because of my age!), ho trascorso una gravidanza davvero poco sportiva. Meno male che l’anno prima ero andata in palestra!
Insomma, tutto è andato bene per fortuna! La gravidanza in Cina viene vissuta con tutte le cautele, alle donne non è permesso fare sforzi o lavorare troppo ed io mi sono adeguata alle usanze del mio paese ospitante! Ma, mi sono detta, dopotutto sono una vecchietta, è il caso che me la prendo con calma, no?