giovedì 25 maggio 2017

ITALIAN MOOD

Come ogni anno si avvicinano le vacanze estive in Italia. E come ogni anno, inspiegabilmente, non ho nessuna voglia di partire.


Ah l'Italia… cieli puliti, ottimo cibo, vino a fiumi, grigliate e chiacchiere! Per non parlare della vicinanza dei parenti ed amici, quelli coi quali in questi mesi si riusciva a comunicare solo con spezzettate chiamate skype, messaggini, qualche email. Quando arriva il momento di pensare alle vacanze estive in madrepatria, chi non si lancerebbe come un fulmine ad acquistare i biglietti?

Eppure a me non succede.

Non fraintendetemi, non è che non abbia voglia di trascorrere del tempo con i miei più cari affetti in Italia, godermi un po’ la mia casa, guidare la macchina, andare finalmente a fare la spesa in uno splendido, fornitissimo e (per i miei attuali standard) semideserto supermercato italiano. Ma ci sono talmente tante faccende che si insinuano tra me e la mia goduriosa felicità nel calcare il suolo della madrepatria, che mi passa la voglia.

Non so… bazzecole come trascorrere più di un mese 24/7 da sola coi bambini. Il Papi Viaggiante purtroppo quest’estate non viene e i parenti, sì ci sono, ma conducono la vita sempre di corsa alla quale anche io ero abituata in Italia, quella che non ti lascia nemmeno il tempo di bere un caffè con calma, con che cuore chiedere più di quello che già fanno? 

Un mese senza ayi… si ne ho già parlato… è vergognoso lo so… ma sono talmente abituata ad avere per casa questo angelo del focolare che mi aiuta ogni mattina, da non riuscire a pensare di doverci rinunciare per un tempo così lungo. 

Un mese senza asilo nido… proprio ora che mi sono abituata ad avere ADDIRITTURA tre ore della mia giornata libere da dedicare ai miei progetti letterari. 

Il viaggio aereo… lungo, costoso (siamo in tanti e questo comincia a pesare sul budget), che dovrò trascorrere EROICAMENTE da sola con tre bambini dagli otto anni in giù (di cui uno sotto i due, quindi ancora sprovvisto di sedile proprio). Il solo pensiero mi fa venir voglia di restare a crogiolarmi nella noia e nel caldo della umidiccia Suzhou estiva.

Già… non c’è alternativa, a Suzhou in estate non si può restare. Quindi? Quindi inizio già ora a prepararmi psicologicamente, ad auto-farmi il lavaggio del cervello. Mi concentro giorno dopo giorno a rievocare con il pensiero tutte le cose splendide che mi attendono in Italia (e ce ne sono a bizzeffe!). Inizio a pensare a quali amici devo già contattare per fissare un appuntamento… una giornata insieme o una serata fuori (figli permettendo, ovviamente!).

A cosa cucinerò… sì perché sembra banale ma dopo cinque anni di Cina il mio modo di stare ai fornelli è cambiato tantissimo e mi devo proprio SFORZARE di pensare all’italiana quando metto insieme pranzo e cena. Non mi trovo più con le pentole, che trovo troppo basse per i mei gusti (la verdura saltata si cucina nel wok!), odio quel fornello debole debole (qua in Cina ci sono solo due fuochi sulle cucine, ma potentissimi. All’inizio bruciavo tutto ma ora che salto le verdure alla cinese ho capito come si usano). Verdura croccante contro papponi cucinati per ore (che una volta, per inteso, mi piacevano tantissimo). Tutta la scelta di cibi che qui non cucino mai, come il pesce ad esempio: lo mangeranno i miei figli il pesce fresco e buono? O sono abituati a quei terribili filetti surgelati che compro per disperazione? E il piccolino, che all’asilo si straffoga di riso cinese e jiaozi (ravioli al vapore), apprezzerà la dieta mediterranea? O farà restare di sasso la nonna, rifiutando sdegnoso le tagliatelle col sugo di carne?

Sì per me è un processo laborioso: lasciare la routine cinese, coi suoi pregi (tanti) e difetti (tanti) e rientrare mentalmente nell'Italian mood.

Inizio a coinvolgere i bambini in questo mio processo di riavvicinamento psicologico all’Italia: inizio a chiedere “Vi ricordate di…” o a rievocare luoghi e sapori. Inizio a dire “Eh ma le ciliegie del campo degli zii…” oppure “Quando saremo in Italia andremo a fare la spesa dal contadino!” 
Loro partecipano al mio gioco, guardandomi a volte stranamente. Per loro sembra sempre tutto così naturale…


Se il processo di auto convincimento funzionerà, tra un mesetto non starò nella pelle e non vedrò l’ora di salire su quell’aereo (anche se mi aspetta l’Odissea). E se non funziona?… beh per ora non è mai successo!

giovedì 11 maggio 2017

IL RITORNO DI LUCINA

Cara Antonella, che storia la nostra! Da vicendevolmente amiche bloggers sparse per il mondo, ad amiche "di giardinetti" nel nostro comune compound qui a Suzhou, a special guest del tuo blog oggi!



Questa nostra strana amicizia comincia già dal 2012 quando mi deliziavo a scrivere le mie impressioni di una Cina di periferia (Wuxi) mentre tu ancora eri in Italia, nutrendo però probabilmente già una strana voglia di avventura (che spero di aver contribuito in parte ad incrementare).


Poi il nostro incontro in carne (tanta da parte mia) e ossa e la scoperta di avere addirittura i nostri ultimi due piccini (il tuo terzo e il mio quarto, ebbene sì siamo due super mamme) che hanno una sola settimana di differenza. Ora probabilmente sono là che razzolano insieme nel loro asilo cinese urlando "BU YAO 不要" (non voglio) oppure "SHI WO DE 是我的" (è mio) o altre amenità in cinese, sgranocchiando lecca lecca, alghe o caramelle di carne e sfoggiando le loro capigliature da "Trumpino" e "Adolfino".



Adolfino


Trumpino


Devo ringraziarti cara amica per avermi regalato di nuovo la semplicità delle chiacchiere all'uscita di scuola (quanto mi mancavano) e avermi dato l'esempio della tua costanza con la quale non solo ti sei dedicata per anni al tuo blog (oltre a figli/ colazioni, pranzi, cene da preparare/ ecc ecc) ma grazie alla quale, sfuggendo alla vita da "desperate TaiTai" propria di molte di noi comuni mortali, sei riuscita anche a scrivere "popodimenoche" un libro su noi expat!

Grazie a ciò ho deciso di riprendere il mio blog abbandonato tristemente ben cinque anni fa e di rimettere al centro qualcosa che sia solo mio e continui a procurarmi piacere! E pure bilingue che, come mi hai insegnato tu, perché non buttarsi?

Anche se dopo tanti anni forse non ci stupiamo più molto di fronte a signore in piagiamone imbottito, a calzette color carne e agli scracchi di signorine insospettabili in tacchetto, sono sicura che abbiamo ancora molto da dire entrambe su questo strano Paese che continua benevolo ad ospitarci ancora.

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