Ognuno la prende a modo
suo. C'è chi è felice come una pasqua di essersi volatilizzato
dall'Italia (o Francia, o Usa, o chissàchealtropaese) e dai suoi
problemi, c'è chi non riesce proprio a farsela piacere.
C'è chi spende
liradiddio nei negozi di prodotti importati e in casa cucina e mangia
SOLO pietanze della madrepatria, c'è chi ama provare e si diverte un
sacco a sperimentare.
C'è chi è curioso e
vorrebbe visitare ed esplorare ogni angolino di questo nuovo mondo,
c'è chi resta rigorosamente tra le inferriate del compound, protetto
da telecamere a circuito chiuso e guardie, e passa la sua giornata
tra parchetto, negozietti e case di amici (tutti expat, ovviamente).
C'è chi impara la lingua
del posto e cerca di esprimersi (anche se con gran fatica), c'è chi
fa finta di farlo tanto per passare il tempo (e poi dice di essere
frustrato dall'incomprensione dei locali) c'è chi non ha nessuna
intenzione di mettersi a studiare e si spiega benissimo a moti e
gesti.
C'è chi frequenta solo
connazionali, chi ama vivere l'atmosfera internazionale, chi riesce a
sfondare il muro invisibile e fa amicizia anche coi cinesi.
C'è chi ringrazia ogni
santo giorno per questa opportunità, chi si lamenta sempre ma in
fondo è contento e c'è chi sputa nel piatto dove mangia, anche se
quel piatto spesso è colmo di caviale e ostriche.
Credo che queste sciocche
(ma non troppo) generalizzazioni che vi ho elencato sopra non valgano
solo per chi si è trasferito in Cina, ma per ogni expat in qualsiasi
parte del mondo, perché allo stesso modo può essere difficile
vivere in Cina, Bangladesh o Repubblica Ceca. Può essere difficile
(ebbene sì, riuscite a crederci?) anche per uno straniero che si
trasferisce in Italia.
La nostra vita di laowei
(parola cinese che sta per straniero) è privilegiata, perché in
Cina possono venire a lavorare solo gli specializzati e quindi,
solitamente, i nostri mariti (o noi stesse perché no? Anche se le
donne impiegate nel lavoro sono un po' meno) ricoprono posizioni
manageriali. Non è come fu per i nostri nonni, che emigravano in
cerca di fortuna e venivano spesso disprezzati dagli abitanti del
nuovo paese.
Sono qui da meno di un
anno e non ho ancora passato la fase del rigetto (dicono che succeda
agli expat di lunga data) e forse non sono ancora titolata per
scrivere un post di questo genere. Ma sto incominciando a vedere
diversi atteggiamenti, diversi modi di prendere la vita da espatriato
(soprattutto da parte delle donne, che spesso non lavorano e che
quindi hanno più tempo da utilizzare) che mi incuriosiscono, mi
divertono, mi lasciano interdetta a volte, oppure mi fanno dire
“tanto di cappello”! Faccio domande, parlo, sono come una spugna
e mi piacerebbe potervi raccontare tutto. Ma temo che vi annoierei a
morte, quindi anche per oggi metto un punto e chiudo questo post un
po' sconclusionato che ha accolto le mie riflessioni!