giovedì 30 maggio 2013

JAOZI O PASTASCIUTTA? VITA DA EXPAT PARTE 1


Ognuno la prende a modo suo. C'è chi è felice come una pasqua di essersi volatilizzato dall'Italia (o Francia, o Usa, o chissàchealtropaese) e dai suoi problemi, c'è chi non riesce proprio a farsela piacere.
C'è chi spende liradiddio nei negozi di prodotti importati e in casa cucina e mangia SOLO pietanze della madrepatria, c'è chi ama provare e si diverte un sacco a sperimentare.
C'è chi è curioso e vorrebbe visitare ed esplorare ogni angolino di questo nuovo mondo, c'è chi resta rigorosamente tra le inferriate del compound, protetto da telecamere a circuito chiuso e guardie, e passa la sua giornata tra parchetto, negozietti e case di amici (tutti expat, ovviamente).
C'è chi impara la lingua del posto e cerca di esprimersi (anche se con gran fatica), c'è chi fa finta di farlo tanto per passare il tempo (e poi dice di essere frustrato dall'incomprensione dei locali) c'è chi non ha nessuna intenzione di mettersi a studiare e si spiega benissimo a moti e gesti.
C'è chi frequenta solo connazionali, chi ama vivere l'atmosfera internazionale, chi riesce a sfondare il muro invisibile e fa amicizia anche coi cinesi.
C'è chi ringrazia ogni santo giorno per questa opportunità, chi si lamenta sempre ma in fondo è contento e c'è chi sputa nel piatto dove mangia, anche se quel piatto spesso è colmo di caviale e ostriche.
Credo che queste sciocche (ma non troppo) generalizzazioni che vi ho elencato sopra non valgano solo per chi si è trasferito in Cina, ma per ogni expat in qualsiasi parte del mondo, perché allo stesso modo può essere difficile vivere in Cina, Bangladesh o Repubblica Ceca. Può essere difficile (ebbene sì, riuscite a crederci?) anche per uno straniero che si trasferisce in Italia.
La nostra vita di laowei (parola cinese che sta per straniero) è privilegiata, perché in Cina possono venire a lavorare solo gli specializzati e quindi, solitamente, i nostri mariti (o noi stesse perché no? Anche se le donne impiegate nel lavoro sono un po' meno) ricoprono posizioni manageriali. Non è come fu per i nostri nonni, che emigravano in cerca di fortuna e venivano spesso disprezzati dagli abitanti del nuovo paese.
Sono qui da meno di un anno e non ho ancora passato la fase del rigetto (dicono che succeda agli expat di lunga data) e forse non sono ancora titolata per scrivere un post di questo genere. Ma sto incominciando a vedere diversi atteggiamenti, diversi modi di prendere la vita da espatriato (soprattutto da parte delle donne, che spesso non lavorano e che quindi hanno più tempo da utilizzare) che mi incuriosiscono, mi divertono, mi lasciano interdetta a volte, oppure mi fanno dire “tanto di cappello”! Faccio domande, parlo, sono come una spugna e mi piacerebbe potervi raccontare tutto. Ma temo che vi annoierei a morte, quindi anche per oggi metto un punto e chiudo questo post un po' sconclusionato che ha accolto le mie riflessioni!

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