Anche qua in Cina
il primo maggio è giorno di festa. Di conseguenza, per recuperare, si lavora
nel week end precedente! Ecco perché, di sabato, un solerte operaio
armato di demolitore, in un appartamento qualche piano più sotto,
ci ha svegliato alle otto del mattino facendo un gran fracasso.
Siccome anche molti
mariti expat lavoravano nel week end, siccome molte donne erano sole,
siccome il nostro papi viaggiante è, tanto per cambiare, viaggiante
(un motivo al suo nomignolo ci sarà, no?), siccome anche la domenica
il fatidico demolitore ci dava il tormento, ci siamo trasferiti a casa
di una nostra amica italiana che abita in un compound poco lontano
dal nostro.
Dopo il pranzo e
l'immancabile pausa-cartoni sul divano, siamo uscite con i tre bimbi e
il cane a fare una passeggiata sul Rainbow walk, in riva al lago,
sotto l'ombra del “mutandone”. Mentre camminavamo disquisendo del
più e del meno, un ritmo piacevole e dimenticato mi ha solleticato
le orecchie: “Bonghi???” mi sono detta. E mi sembrava strano. Non
so perché, ma nel mio immaginario non mi vedevo dei cinesi suonare i
bonghi. Associo i tamburi ad istinto e passione, due caratteristiche
che, per il momento, non noto spiccate nella popolazione asiatica.
Difatti il gruppetto di giovani che suonavano nella piazza era
composto quasi in prevalenza da stranieri.
Ho condiviso con la mia
amica questi pensieri e ci siamo dette che, sì, in effetti i cinesi
sono molto “misurati” nelle loro esternazioni. Noi italiani siamo
chiassosi e a volte perfino eccessivi, è nel nostro DNA questa
goliardica simpatia. E mi sono resa conto che la sensazione di
“diversità” che sento è dovuta anche a questo. Le pulsioni
degli uomini, ne sono certa, sono le stesse in tutto il mondo. È
solo il modo di manifestarle che cambia. Ma a volte un po' di “pepe”
mi manca. Come un paio di sere fa: rincasando coi pupi, ho trovato un
tassista simpatico, che si è girato a guardarci/sorridendo/ed ha
chiacchierato coi bimbi (e quattro parole con me). Sono scesa da
quell'auto tutta allegra e credo di aver raccontato l'avvenimento a
tutte le mie amiche. Non che di solito siano scortesi, tutt'altro. Ma spesso sembrano piuttosto “indifferenti”.
Tornando a casa dopo
questo piacevole pomeriggio domenicale, davanti agli occhi mi si è presentato
un altro spettacolo inconsueto nella mia nuova vita cinese: le nuvole
nel cielo! Ebbene sì: questa cosa banale alla quale in Italia siamo
talmente abituati da non farci più caso qua in Cina è davvero una
rarità.
E così, a bocca aperta come un'allocca,
ancora con l'emozione dei tamburi nelle orecchie, per
qualche secondo ho ammirato il cielo.