Sempre più spesso la Pupella se ne
esce con discorsi del tipo:
"Voglio prendere
l'aereo e andare in Italia così posso giocare coi miei amici”
oppure “Quando saremo in Italia (in vacanza quest'estate, ndr.)
andremo a mangiare le cozze nel ristorantino all'aperto vicino casa,
che bello!”
Non sembra anche a voi
nostalgia? Pare proprio che questa Cina, che lei nel suo linguaggio
infantile (ma non senza tutti i torti) chiama “pianeta” (perché
ancora non sa definire paese, stato, continente) non riesca ancora a
considerarla “casa”.
E, in questi frangenti, la
testa di una mamma parte a mille. Intanto mi stupisco di come una
“stropola” di quattro anni possa provare sentimenti così forti
verso il suo posto di appartenenza, verso i suoi amichetti, verso le
italiche tradizioni. E poi mi chiedo (dato che i nostri programmi di
espatriazione non sono a breve termine ma rischiano di essere
lunghi, moooolto lunghi) se mai riuscirà a considerare questo
contesto internazionale, dove gli amici vanno e vengono, il “suo”
posto.
E, ultimo ma non ultimo,
mi rendo conto che la bimba, come del resto molti altri expat
(adulti), ha “idealizzato” il pensiero della madre patria. Perché
noi ci andavamo spesso al parchetto nel paesello, ma di amici ce
n'erano davvero pochini, presi com'erano tutti dai mille impegni
della vita quotidiana. E spesso ci si ritrovava soli. Quindi, se faccio un confronto tra la vita di un anno fa e questa di adesso, spesso ne esce vincente la Cina. Io, che ho
dieci volte la sua età, questi pensieri logici li so fare. Ma lei
che è ancora tutta istinto non ne è ovviamente capace. E qualche
volta, la sera, piagnucola nel suo lettino perché le manca
l'amichetta del cuore.