giovedì 30 marzo 2017

ALTRI PIANETI

Oggi vi propongo la lettura di un racconto che ho scritto tempo fa e che era stato inserito nella raccolta "Riflessi di viaggio" pubblicata da Expatclic.



ALTRI PIANETI

“La grande nave stellare attraccò alla base Delta. Si sarebbero fermati lì per qualche giorno e poi avrebbero proseguito per il pianeta Abus. Alira prese per mano suo figlio e si lasciò guidare dalla folla verso l'uscita. Da quando suo marito aveva iniziato la carriera di ambasciatore terrestre, la sua vita era stata un continuo spostarsi. Aveva vissuto due anni a Nomi, poi era scoppiata la guerra e si erano trasferiti in fretta su Pegasi, dove gli inverni non avevano mai fine. Quello era stato un periodo duro per lei: gli abitanti di Pegasi erano alieni duri, abituati a vivere tra i ghiacci e non era facile stabilire dei contatti amichevoli. Passava le sue giornate davanti al caminetto, chiusa nella sede dell'ambasciata e le uniche amiche erano le mogli degli altri diplomatici. Una era originaria di Radian, aliena altissima e con la pelle verde, amava molto bere e mangiare. L'altra era una minuta ragazza proveniente dall'avamposto di Bootes, mezza terrestre e mezza aliena, dolcissima e paziente. Le difficoltà avevano cementato il loro rapporto ed anche ora, ad anni di distanza, si tenevano in contatto. Tutte loro avevano cambiato casa svariate volte ed avevano avuto dei figli. Era proprio quando Alira aveva scoperto di essere in attesa di Jay che il marito aveva deciso di chiedere un trasferimento. Erano approdati su HD3500, un pianeta rigoglioso e caldo, un paradiso dopo gli anni gelidi su Pegasi. Gli anni più belli della sua vita: facevano colazione sulla terrazza, mangiando frutta ed osservando i variopinti uccelli che cinguettavano. Il piccolo Jay sguazzava nella piscinetta e il tiepido sole gli abbronzava la pelle chiara.
Ma la vita di chi ha scelto di rappresentare la Terra nei pianeti alieni non può essere stanziale e così, quando Jay aveva compiuto quattro anni, gli spostamenti erano ricominciati.
Alira era abituata a cambiare casa, a cambiare amici, a salutare con le lacrime agli occhi gli affetti da poco consolidati. Ma nonostante questo ogni trasferimento le lasciava nel cuore una nuova amarezza, una più profonda malinconia.”


Paola posò la penna e lasciò che il suo sguardo vagasse oltre i vetri della finestra: si chiese che cosa poteva avere in comune la sua nuova avventura di espatriata in Cina con la vita errabonda della protagonista del suo racconto. Bè... la Cina non era un altro pianeta. O forse sì?
E poi per lei era la prima volta: non aveva mai vissuto all'estero prima d'ora. Una grossa occasione: ecco! Così vedeva la sua nuova vita in Cina. Aveva lasciato un lavoro che da molto tempo la rendeva infelice e una quotidianità che ormai non le dava più soddisfazioni per approdare in un contesto totalmente nuovo ed elettrizzante: la possibilità di ricominciare, di dedicarsi alle attività che da sempre sognava di coltivare ma che, assorbita com'era dalla vita di ogni giorno, aveva finito per relegare in un minuscolo angolino. Scrivere, fare fotografie, disegnare: era questo che voleva fare, ora! La vita delle donne che seguono i mariti all'estero è totalmente diversa da quella condotta nella madrepatria: tempo libero, molto tempo libero! Ma non tutte le nuove amiche che aveva conosciuto negli ultimi mesi trovavano la cosa piacevole: alcune avevano lasciato alle spalle una vita soddisfacente, una carriera avviata. Ed avevano deciso di abbandonare tutto, per tenere unita la famiglia. E per loro la vita da espatriate a volte era difficile. Alcune non vedevano l'ora di tornare in madrepatria.
Paola era affascinata dal diverso approccio che le donne avevano verso l'espatrio: davvero non ce n'era una che lo vedesse, e vivesse, in maniera uguale all'altra!
Rimise le mani sulla tastiera:


“Alira prese possesso della sua cuccetta e sistemò le sue poche cose, mentre Jay tirava fuori i suoi giocattoli del cuore. Durante la sua vita errabonda si era abituata ad utilizzare pochi oggetti e a non affezionarsi alle cose materiali: ad ogni trasferimento doveva lasciarsi indietro praticamente tutto ed ogni volta era una sofferenza. Aveva così imparato a vivere in un'essenzialità quasi monacale. L'unica cosa che non voleva fare era centellinare il piacere e l'affetto che possono dare i rapporti con gli amici: in ogni posto dove aveva vissuto ne aveva conosciuti molti e, sebbene poi le loro vite si fossero separate, conservava nel cuore il tiepido piacere dei momenti vissuti insieme.
Alle volte non era facile essere una terrestre che viaggia nella galassia: spesso gli abitanti della Terra non erano visti di buon occhio. Firifani e bilioniani li evitavano, i pieloniani li disprezzavano e i rutioniani li consideravano degli sciocchi e cercavano sempre di fregarli. Alira alle volte rideva tra se' e se', pensando a quello che aveva letto nei libri di scuola: un tempo, centinaia di anni fa, tra le diverse razze della Terra c'era una sorta di diffidenza che alle volte sconfinava nell'odio. Curioso, pensava lei, visto che tutto sommato non c'erano grosse differenze di forma e colore. Ora invece, essendo i terrestri erranti davvero pochi, se capitava di incontrarne uno (di qualsiasi colore o razza) il senso di appartenenza era fortissimo e si faceva subito gruppo.
La Terra era entrata nella comunità aliena appena da un centinaio d'anni ed aveva ancora molta strada da fare!”


Di nuovo Paola si lasciò distrarre dai pensieri che, come variopinte farfalle, le attraversavano la mente, spostando la sua attenzione dal racconto che stava scrivendo.
La vita all'estero l'aveva costretta a superare i propri limiti, a fare cose che mai avrebbe pensato, ad essere coraggiosa e determinata. Affrontare e risolvere mille piccole o grandi questioni, la cui soluzione a volte pareva lontanissima a causa dello scoglio linguistico o culturale. In Cina anche chiamare un idraulico poteva essere un'impresa titanica. Figurarsi andare negli uffici per ottenere il visto! E poi lei era sempre stata una donna ansiosa: anche il più piccolo ostacolo la gettava nell'agitazione. Quanto aveva dovuto imparare, in questi mesi! Si era buttata a forza oltre il confortevole confine delle cose conosciute e aveva dovuto affrontare l'ignoto. Ora si sentiva forte. E, quando le capitava di telefonare o di scrivere ai suoi vecchi amici italiani rimasti in patria, alle volte restava perplessa di fronte al loro timore di affrontare anche le più piccole cose della vita quotidiana. Suo malgrado, Paola aveva fatto un passo oltre, tornare indietro le era impossibile.
Si costrinse a tornare al suo lavoro.


“Alira pensò che non era una vita facile, la sua. Ma tutto sommato le piaceva e per nulla al mondo sarebbe tornata a vivere in pianta stabile sulla Terra. Amava conoscere la sterminata diversità delle galassie, le diverse culture dei popoli alieni, le diverse forme dei loro corpi. La Terra era un pianeta davvero piccolo e i suoi abitanti, purtroppo, avevano ancora molto da imparare in quanto ad elevazione spirituale. E, sebbene ci fossero ancora dei bellissimi paesaggi sul pianeta verde, Alira non avrebbe più sopportato una vita stanziale tra i terrestri, la maggior parte dei quali non avevano mai viaggiato su una nave stellare e non conoscevano nemmeno una lingua aliena. Anzi, spesso sparavano giudizi superficiali, dettati dall'ignoranza. E questo lei davvero non lo sopportava.
Il pianeta Abus, sua prossima meta, era invece considerato uno dei migliori posti dove vivere: la natura era stata conservata sana, l'economia era fiorente e la spiritualità della popolazione era elevata. Su Abus vivevano due ceppi completamente diversi: i rutoniani (altissimi, dalla pelle verde e gli enormi occhi sulla sommità del capo, i piedi enormi ed una piccola codina) e i pilioniani (più bassi, tozzi, dalla pelle azzurrina e con delle enormi orecchie a sventola). Le due popolazioni convivevano pacificamente da sempre, ognuna occupandosi di diversi settori della vita: i rutoniani erano sacerdoti e guerrieri, i pilioniani contadini e maestri nelle arti e mestieri.
Alira era davvero contenta di approdare su Abus. Ripensò alle difficoltà vissute durante i suoi viaggi ed i suoi soggiorni: come quella volta che si era ciecamente fidata del servitore sufoniano, su Nomi, considerandolo come uno di famiglia. E lui l'aveva tradita e quasi venduta ai ribelli delle montagne.
Oppure quella volta che aveva dovuto chiudersi in casa per mesi, su Pegasi, perché aveva cominciato a piovere acido. Rise pensando ad una sua amica d'infanzia, che le scriveva disperata perché avevano chiuso per lavori la via di fronte a casa e, per andare a fare la spesa, doveva fare il giro del paese. Diverse prospettive!
Chiamò Jay, che era assorto a giocare con le carte elettroniche, e si diresse alla mensa per mangiare un boccone. I corridoi della base Delta erano affollati di alieni provenienti dai più diversi settori dell'universo. Sì, era quella era la vita che le piaceva, che la elettrizzava!
Sedettero ad un tavolino e ordinarono un pasto leggero. Mentre mangiava, notò in lontananza un alieno che la fissava. Non riusciva a capire bene di quale pianeta fosse: la sua pelle era scura e leggermente squamata, ma per il resto assomigliava molto a un terrestre. Probabilmente era un
misto. La cosa la incuriosì: non erano molti i terrestri che si univano con alieni. Cercò di distogliere lo sguardo e continuare a mangiare, ma non poteva fare a meno di ricambiare quelle occhiate. Si sentì arrossire: non le era mai capitato prima d'ora di provare attrazione verso un uomo che non fosse suo marito, e per giunta mezzo alieno!”
Paola diede un'occhiata all'orologio: quasi le tre! Fra mezz'ora sarebbe dovuta scendere in strada ad aspettare lo scuolabus che riportava a casa i suoi figli. Spense il computer: avrebbe continuato la mattina dopo il racconto, si sarebbe fatta venire un'idea su Alira ed il misterioso ed intrigante alieno.
Prese la borsa ed uscì nell'afa piovosa di giugno. Alla fermata dello scuolabus già attendevano mamme di varie nazionalità. Paola sorrise e ripensò ai personaggi della sua storia: variegato popolo che va e viene, amicizie che nascono e altre che finiscono, addii e arrivederci. Si sarebbe adattata anche lei, come la protagonista del suo racconto, a quel clima di imprevedibilità ed incertezza? Forse alle volte sarebbe stato difficile. Ma, Paola ne era sicura, l'occasione di vivere all'estero era stata una delle più grosse opportunità che la vita le avesse dato.














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