Seconda parte del nostro viaggio a Guilin, tra gli splendidi scenari delle risaie a terrazza di Longji e qualche (piccolo) inconveniente.
Il secondo giorno appariva tosto già dalla prima mattina: alle 8.00 avevamo appuntamento presso la stazione dei treni col minibus che ci avrebbe portato a Dazhai, nella zona protetta (per accedervi si paga un biglietto di 100 RMB) delle risaie a terrazza di Longji. Quasi tre ore di viaggio, un tempo che può diventare infinito per chi viaggia con bambini. Ma la visita alle risaie terrazzate della Spina Dorsale del Drago si deve assolutamente includere in un viaggio nella provincia del Guanxi, quindi non abbiamo avuto scelta: bisognava rischiare. Per fortuna all’andata tutto è filato liscio, i bimbi non hanno avuto momenti di noia o crisi (o pianto!) e non abbiamo rischiato di disturbare i giovani (e piuttosto musoni) backpacker francesi che erano con noi sul bus.
Per questa escursione mi sono affidata quasi esclusivamente ad un istinto davvero poco mediato dalla ragione: cercando informazioni su internet mi sono subito imbattuta nel sito dell’albergo nel quale avremmo poi soggiornato (www.tianranju.info) e ho deciso che volevo andare lì, senza nemmeno guardare una cartina della zona o vagliare altre opzioni. Ora so che ho scelto l’itinerario meno turistico e forse più autentico.
Atmosfere bucoliche a Dazhai |
Dal villaggio di Dazhai, dove ci ha lasciato l’autista, avremmo dovuto camminare più o meno (a detta del proprietario dell’albergo con cui ho scambiato varie email, e che mi ha anche aiutato a prenotare il posto sul minivan) mezz’ora. In realtà noi ce la siamo presa molto comoda, ci siamo fermati spesso a godere dello splendido panorama, a fare foto, a commentare gli scorci. Insomma per arrivare al villaggio di Tiantou, dove avremmo trascorso la notte, ci abbiamo messo più di un’ora. Ma che soddisfazione arrivare all’albergo, sudati e stanchi (era dai tempi di quando ero boyscout che non mi sentivo così!).
I villaggi di questa zona sono abitati dall’etnia Yao, famosa per le donne dai lunghi capelli. Dopo esserci rifocillati al bar dell’albergo e aver sistemato i bagagli nella nostra bella stanzetta a tre letti siamo partiti ad esplorare il circondario e siamo saliti al punto di osservazione n.1, a circa quaranta minuti dall’albergo. Sulla strada abbiamo incontrato le famose donne, vestite nei loro splendidi abiti tipici, che vendevano manufatti tradizionali o, con una gerla in spalla, portavano i bagagli di qualche turista. Nelle risaie pascolavano alcuni cavalli liberi, l’aria era fresca e pulita e, nonostante la salita tutta a gradini, nessuno si è lamentato: eravamo troppo affascinati dall’atmosfera bucolica alla quale non siamo più abituati da quando viviamo tra i grattacieli di cemento del Suzhou Industrial Park.
Aria pura e splendidi colori sulle terrazze |
“Non farà mica freddo alle risaie?” mi aveva chiesto il Papi Viaggiante “dopotutto è montagna…”
“Macchè!” avevo minimizzato io “e poi, vuoi che non ci sia il riscaldamento in camera?”
Ecco… non c’era. C’erano solo delle termocoperte sotto le lenzuola, per scaldare un poco il materasso. E faceva freddino, in quella stanzetta bellissima ma dalle pareti di legno con delle fessure talmente larghe da riuscire a intravederci il panorama delle terrazze! E al pian terreno, dove ci sono i tavoli e si può ordinare il pasto, la porta era spalancata: i montanari mica lo sentono, l’umido che entra nelle ossa! Abbiamo cenato bevendo tè caldo per cercare di scaldarci un poco! A parte questo piccolo particolare, l’albergo era splendido e caratteristico, la ragazza che ci ha accolto parlava inglese ed era gentile e disponibile, i pasti che abbiamo consumato cucinati in maniera casalinga e probabilmente l’esperienza gastronomica migliore del nostro soggiorno a Guilin.
Alle nove eravamo già a letto, sotto piumino e trapunta, stanchi morti ma, come si suol dire, felici! Negli occhi ancora gli splendidi paesaggi delle risaie. Il giorno dopo abbiamo consumato una semplice colazione stile occidentale e siamo partiti per raggiungere prima il punto di osservazione n.2 e poi, nuovamente, il villaggio di Dazhai dal quale avremmo preso nuovamente il bus per rientrare a Guilin. La stanchezza dopo un poco ha però cominciato a farsi sentire e alle undici eravamo ancora tra le terrazze, un po’ in ansia perché a mezzogiorno il nostro bus sarebbe partito dal posteggio della funicolare (sì, c’è una funicolare che sale alle terrazze, ma io non lo sapevo. Per fortuna perchè altrimenti avrei potuto farmi tentare dalla via breve!).
Siamo arrivati un po’ di corsa a Dazhai, col Torello che cominciava a recalcitrare e aveva bisogno di continue sollecitazioni. Finalmente sul bus, ho pensato “Ora mi faccio una dormitina”, ho fatto appena in tempo a dire al Papi Viaggiante: “Beh ci è andato tutto incredibilmente liscio per essere stati qua con tre figli piccoli…” che il Torello, seduto dietro a me, ha cominciato a lamentarsi di aver mal di testa e di pancia, ha cominciato a frignare e… sì, avete indovinato: ha vomitato anche l’anima. Ovviamente non ho fatto nessuna dormitina: cercando di stare in bilico in quel pullman che prendeva a gran velocità tutte le curve della stradina di montagna ho cercato di pulire alla bene e meglio, ho cambiato il povero Torello, ho consolato Dongsheng che intanto si era messo a piangere e gli ho pure cambiato il pannolino. Forza sovraumana che riescono a trovare solo le mamme.
A Guilin siamo tornati nel solito albergo, dove avevamo lasciato il grosso dei bagagli (per viaggiare leggeri solo con uno zainetto). Ho apprezzato molto il fatto che ci fossero una lavatrice e un’asciugatrice a disposizione per gli ospiti! Dopo una bella doccia calda ed un po’ di riposo eravamo nuovamente pronti per uscire e andare ad esplorare la zona pedonale di Guilin, dove sorgono bancarelle, negozietti e ristoranti. Stavolta la scelta del locale dove cenare è stata azzeccata: ci siamo lasciati consigliare da Lonely Planet e abbiamo mangiato una pizza!
Il giorno dopo, considerato il fatto che alle nove di sera saremmo dovuti decollare nuovamente per Pudong, ce la siamo presa con comodo e abbiamo visitato con gran calma il parco della Collina della Proboscide d’Elefante e il lago Shan, con le sue meravigliose pagode gemelle (attrazioni che si trovano a nemmeno dieci minuti a piedi dall’albergo, in pieno centro città).
La Collina a Proboscide d'Elefante |
Il bilancio della nostra prima gita “Chinese style” è ottimo e non vedo l’ora di partire per il prossimo viaggio con prole! Prossima meta sarà Pechino, città che non ho ancora avuto occasione di visitare e che vorrei vedere nel periodo migliore: tra settembre e ottobre. Vedremo. Per ora mi godo i ricordi di Guilin, i bei momenti trascorsi in famiglia, le immagini dei paesaggi ancora impresse nella mia memoria.
Se anche voi volete visitare la Cina e Guilin con bambini piccoli, permettetemi di darvi qualche consiglio basato sulla mia esperienza:
- Per il piccolino non abbiamo nemmeno portato il passeggino, che sarebbe stato solo d'ingombro: ci siamo equipaggiati col marsupio ergonomico (nel quale può stare anche per ore senza problemi) e basta. Durante i viaggi in macchina e pullman è stato in braccio.
- Se il vostro albergo non prevede colazione all’occidentale, per precauzione portatevi qualche biscotto e un paio di brik di latte: non è detto che troviate un locale western style dove mangiare pancake e toast e i vostri figli potrebbero non accettare di far colazione con baozi e congee.
- Non date per scontato che nei piccoli centri troverete pannolini, cremine e quant’altro può servire per un neonato: portateveli da casa.
- Sebbene in Cina i posti dove comprare da mangiare non manchino mai, nemmeno nel più remoto dei villaggi, potreste non voler acquistare prodotti in un negozietto che pare bisunto o in un ristorantino che propone zampe di gallina o improbabili spiedini: portatevi dietro sempre una piccola scorta di cibo.