giovedì 21 settembre 2017

ANDIAMO A VIVERE IN CINA? PREPARARSI E' IMPORTANTE!

Cosa può succedere se l'azienda manda il dipendente (e la sua famiglia) in Cina con troppa leggerezza, senza prepararli alla vita che li aspetta?



prepararsi per la cina


Alcuni giorni fa, una normale conversazione a casa mia con mio marito:

- Sai, ho sentito (nome di un amico).
- Ah! Come sta? Come sta sua moglie?
- Eh, insomma. è stata qui due settimane e poi è tornata in Italia, dice che qui a vivere non ci vuole stare.
- Oh! E lui che fa? 
- Ha già detto in ditta che non vuole rinnovare il contratto e a fine anno dovranno sostituirlo. Torna in Italia anche lui.

Vi è mai capitato di sentire una storia simile? Immagino di sì. Perché la Cina non è sempre un paese facile. Bisogna essere in grado di rapportarsi con le differenze di mentalità, di ambiente, di paesaggio. E bisogna sapere come farlo.

E’ per questo motivo che alcune aziende fanno fare dei corsi culturali, non solo ai propri dipendenti, ma anche alle loro mogli e figli: per prepararli a quello che li aspetterà nel paese ospitante. Si chiama “training familiare” e permette a chi partirà di venire a conoscenza di usi e costumi, abitudini e tradizioni diverse dalle nostre e di avere un bagaglio di conoscenze tali da non sentirsi un pesce fuor d’acqua una volta arrivati. 

Purtroppo in questi anni da espatriata ho sentito rari esempi di famiglie italiane alle quali fosse stata data quest’opportunità. Ed è un peccato. Non solo per la famiglia, ma per l’azienda: l’espatriato che decide di recedere anticipatamente dal suo contratto costringe la società per cui lavora ad affrontare costi, perdite di tempo e disagi non da poco. Il fallimento della famiglia expat diventa il fallimento dell’azienda. 

Come sarebbe stata la vostra vita in Cina se prima di arrivare vi avessero spiegato che gli asiatici, quando sono imbarazzati, ridono? Probabilmente vi sareste sentite meno offese di fronte a quella che credevate fosse una risata in faccia e invece era una dimostrazione di costernazione.

O sareste state meno irritate se vi avessero preparato al fatto che in Cina chiunque avrebbe fotografato i vostri figli senza chiedere alcun permesso? 

Sono solo alcuni semplici, banali esempi di come un minimo di preparazione può fare la differenza. Essere preparati alle sfide non solo pratiche, ma emotive del trasferimento. Essere consci che andare a vivere all’estero, al di là della prospettiva eccitante di diventare cittadini del mondo, può comportare stress, difficoltà di adattamento ed inaspettati momenti di sconforto.

Le aziende dovrebbero rendersi conto che, nell’incarico all’estero, non è solo il manager più dotato professionalmente che vince, ma quello che riesce ad avere il supporto di una famiglia serena. Purtroppo questo basilare sostegno pre-partenza viene spesso a mancare. Che fare allora? Cosa possiamo consigliare ad amiche e mogli di colleghi, in procinto di arrivare in Cina per la prima volta?


Innanzitutto di leggere il più possibile: libri sulla Cina ma anche romanzi, blog di persone che hanno già vissuto in Cina, articoli di magazine online che parlano di cultura cinese. Crearsi una rete di contatti già prima della partenza, contattando le persone via mail o tramite i social, in modo da avere il supporto di qualcuno che già abita in loco e che può dare consigli spiccioli (quale scuola scegliere, dove comprare il cibo, come usare i mezzi). Vedere dei video online sul posto dove si andrà a vivere: permette di capirne almeno in parte l’atmosfera e farsi un idea di come sarà andarci a stare. Contattare le associazioni in loco e chiedere informazioni sull’accoglienza e gli eventi in programma. E prepararsi agli eventuali momenti di sconforto, rendendosi conto che sono normali: riuscire a crearci in fretta un gruppo di amici ci aiuterà a sentirci meno sole, a capire che i sentimenti contrastanti che potremmo provare sono in realtà quelli di tutte.

Questo articolo è comparso originariamente sulla newsletter di ADIS, Associazione Donne Italiane a Shanghai www.assodonneshanghai.org.

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