venerdì 16 ottobre 2015

IO DI NUOVO INCINTA

Me lo sento. Qualcosa sta succedendo lì dentro. Devo andare a cercare un test di gravidanza...
Passo davanti alla farmacia ma non ho il coraggio di entrare e provare a chiedere... qua in Cina alla mia età sono già nonne e, scioccamente, mi vergogno. Poi entro al Mannings, una catena che vende articoli per l'igiene personale, creme, prodotti di bellezza. E sono fortunata: ho addirittura cinque tipi di test da poter scegliere, perfino quello che ti dice a che settimana sei. Non mi serve: so benissimo a che settimana sono (anche perché ogni minuto che passa sono più convinta di essere davvero incinta!).
Pago facendo finta di niente, infilo velocemente la confezione in borsetta e corro a casa. Dopo un primo minuto di incertezza del test, che mi fa pensare “Fiuù l'ho scampata bella!” una sottile lineetta compare. Sarà pure sottile, ma indubbiamente c'è.
“Guarda che sei proprio incinta!” mi dice mio marito. E mi guarda con una faccia misto tra commosso, pesce lesso e stupefatto.
“Sono contento!” mi dice, e manca poco che si metta a saltellare per la casa. Io invece sono caduta dalle nuvole (e mi sono fatta pure male!) e mi devo riprendere: devo raccattare tutti i pensieri che sono schizzati in un caos amorfo nel mio cervello e riprogrammare nuovamente tutta la mia vita intorno a questa nuova vita che mi ha preso di sorpresa, ma che indubbiamente mi sento già di amare.
Io di nuovo incinta. Del terzo figlio. A quarantadue anni. È decisamente una notizia da metabolizzare.

Se fossi in Italia, a quest’ora sarei già al telefono a chiamare la mia ginecologa. Ma sono in Cina… nessun dottore di fiducia da poter contattare al volo.

Mi incollo ad internet e vado a vedere i siti delle più famose cliniche di Shanghai… il prezzo di un parto è proibitivo! La copertura assicurativa per la maternità di solito è un pacchetto a parte, non compreso nei piani standard. La fai se proprio stai programmando un figlio, anche perché bisogna far passare il cosiddetto “periodo di latenza”, ovvero un lasso di tempo (variabile a seconda delle compagnie assicurative, può essere di mesi o più di un anno) nel quale, dopo aver firmato la polizza, non puoi restare in dolce attesa pena l’esclusione della copertura. Noi non programmavamo proprio un bel niente, quindi (ovviamente) la copertura per maternità l’avevamo scartata a priori. 

Mi metto a scribacchiare una sorta di diagramma di flusso con le varie possibilità: potrei tornare in Italia a partorire e non sarebbe male avere il mio ospedale conosciuto, la famiglia vicino, la mia casa comoda. Ma quest’anno la Pupella comincia la Primary School, come faccio a sradicarla per sei mesi proprio in un momento così cruciale? Dovrei iscriverla alla scuola italiana e poi, quando torniamo qua dopo il parto, farla cambiare di nuovo? Troppo complicato, troppi cambiamenti. Il Papi se ne esce con una proposta: tu vai in Italia a partorire e io sto qua coi bimbi. Aaaargh! Mi si stringe il cuore alla sola idea: la mia indole di mamma italiana si ribella con tutta se stessa a questa ipotesi.

Un’altra possibilità sarebbe quella di partorire in un ospedale cinese, qui a Suzhou: vicino a casa mia ce n’è uno conosciuto dagli stranieri, nel quale c’è una “sezione VIP” dove parlano inglese, si chiama Kowloon Hospital e forse sarebbe il caso di prendere qualche informazione, vedere i costi e, soprattutto, andare a dare un’occhiata per avere una prima impressione. Vado a vedere il sito, ma l’unica pagina in inglese spiega davvero poco. Mando una mail, ma dopo parecchi giorni non ho ancora ricevuto risposta. L’unica è andare di persona. Intanto sono già all’ottava settimana…

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